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In ricordo di Michele Merlo, il cantautore scomparso un anno fa di leucemia fulminanteLo stadio che quasi un anno fa aveva ospitato i funerali di Michele Merlo si tinge a festa per una serata di musica e calcio, in cui saranno coinvolti tanti artisti, anche in collegamento streaming da un palco. Registra il tutto esaurito la partita di beneficenza tra Play2Give e l’associazione solidale Romantico Ribelle, che si terrà stasera alle ore 20.30, presso lo Stadio Comunale di Rosà (via Monsignore Filippi, 11), in provincia di Vicenza. 

 

 

Chi era Michele Merlo

Musicista e cantautore classe 1993, è stato lanciato da Amici con il nome di Mike Bird. Dopo un provino non superato a x Factor, la fama del giovane 28enne di Marostica, in provincia di Vicenza, arriva grazie al talent di Maria de Filippi nell’edizione del 2017. Inizialmente fece parte della squadra bianca capitanata da Morgan, che però poco dopo lasciò il programma per le discussioni con i ragazzi e la produzione e venne sostituito da Emma Marrone. Nella scuola Michele ebbe anche una storia con un’altra allieva, la giovane Shady. Mike, che tra i suoi riferimenti musicali ha sempre avuto il genere indie a partire da nomi come Kings of Leon, Arctic Monkeys e Jeff Buckley, era stato eliminato dal talent show in semifinale. Nel 2020 il cantautore si era trasferito in Inghilterra per proseguire i suoi studi musicali e nello stesso anno provò ad entrare in sanremo Giovani ma non venne preso. Nel 2020 ha pubblicato “Cuori stupidi”, suo primo album tutto in italiano nonché il primo pubblicato con il suo vero nome. 

 

 

 

Il dolore del papà e l’inchiesta

Un dolore che durerà per sempre e la consapevolezza devastante che la tragedia si poteva evitare. A un anno dalla scomparsa di Michele Merlo, in arte Mike Bird, cantante di Amici, il padre Domenico ha ricordato l’amato figlio alla trasmissione Verissimo davanti al microfono di Silvia Toffanin. È la prima volta che Domenico ha parlato in televisione dopo la morte del figlio. Il papà di Michele ha raccontato la loro vita familiare prima della tragedia: viveva a 5 km dalla casa dei genitori. Così il padre ha scoperto dei sintomi un po’ in ritardo, quando erano in viaggio per accompagnare Michele alla registrazione del suo ultimo album: «Ha detto che si era già fatto vedere, pensavamo fosse solo un ematoma. Però per scrupolo gli ho detto di rientrare il prima possibile, così siamo andati al pronto soccorso dove ha spiegato i sintomi. Dopo 3-4 ore non stava bene, aveva mal di testa sintomi importanti. La sera di quel giorno si è fatto vedere dal medico di famiglia che ha trattato una gamba con ematomi sparsi ovunque. Io penso che lì siano stati sottovalutati sintomi chiarissimi, lo dicono anche i medici legali». Michele aveva in corso una leucemia fulminante. «Aveva una gamba nera dall’inguine ai piedi, aveva avuto mal di testa, sangue dal naso. Sarebbe bastata un’analisi del sangue per salvarlo». Una versione sostenuta anche dai medici legali che hanno dichiarato come sarebbe bastato un esame del sangue per salvarlo: «Aveva una probabilità dal 77% all’89% di guarire, in circa sei mesi, dalla malattia».

 

 

L’evento in suo ricordo

Registra già il tutto esaurito la partita di beneficenza tra Play2Give e l’associazione solidale Romantico Ribelle, che si terrà stasera alle ore 20.30, presso lo Stadio Comunale di Rosà (via Monsignore Filippi, 11), in provincia di Vicenza. La sfida sarà trasmessa in diretta Twitch sul canale Play2Give: a bordo campo, tra gli altri, Alice De Bortoli, Luca Abbrescia, Gigi Zini. Parallelamente sarà predisposto l’hashtag ufficiale dell’evento #romanticoribelle. Colonna sonora dell’evento è «Farfalle», brano inedito di Michele Merlo, pubblicato lo scorso 27 maggio, trasmesso in radio e disponibile su tutte le piattaforme digitali. Agli ospiti già annunciati ZW Jackson, Riki, Moreno, Jacopo ET, Boosta, Enzuccio, Sergej, Il boss del freestyle, Thomas Bocchimpani, Alberto Bertoli, Federico Baroni e Paolo Vallesi si aggiungono ora Francesco Cicchella, Riccardo Aldighieri, Bugo, Tancredi, Rea, Andrea Pisani dei Panpers, Matteo Diamante, Federico Rossi e Blind. Non hanno voluto far mancare la loro presenza anche Sergio Pellissier, Fabio Viviani, Mimmo di Carlo e Stefan Schwoch ed Enrico Ruggeri, presidente della Nazionale Cantanti, che ha voluto così suggellare il binomio tra Play2Give e Nazionale Cantanti. Presente all’evento in qualità di Testimonial, Manuel Bortuzzo, il giovane nuotatore triestino rimasto invalido a seguito di un colpo d’arma da fuoco a Roma, simbolo del non perdersi d’animo e di reazione ai gravi problemi della vita con coraggio e determinazione. Particolarmente toccante, prima della partita, si annuncia la performance canora di Alberto Bertoli, figlio di Pierangelo, sulle note di «A muso duro», popolare brano prodotto dal padre nel 1979 e riproposto da Michele nella sua avventura ad Amici. L’incasso della partita sarà devoluto alla Fondazione Città della Speranza Onlus per sostenere i progetti di ricerca ed assistenza alle malattie pediatriche e all’Associazione Romantico Ribelle, nata con lo scopo di tenere vivo il ricordo di Michele, ma anche di far conoscere la sua arte, il suo forte desiderio di verità e le sue battaglie tese a rendere merito agli artisti emergenti.




Ultimo aggiornamento: Lunedì 6 Giugno 2022, 19:57



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Michele Merlo morto un anno fa di leucemia fulminante: l’evento in sua memoria

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In ricordo di Michele Merlo, il cantautore scomparso un anno fa di leucemia fulminanteLo stadio che quasi un anno fa aveva ospitato i funerali di Michele Merlo si tinge a festa per una serata di musica e calcio, in cui saranno coinvolti tanti artisti, anche in collegamento streaming da un palco. Registra il tutto esaurito la partita di beneficenza tra Play2Give e l’associazione solidale Romantico Ribelle, che si terrà stasera alle ore 20.30, presso lo Stadio Comunale di Rosà (via Monsignore Filippi, 11), in provincia di Vicenza. 

 

 

Chi era Michele Merlo

Musicista e cantautore classe 1993, è stato lanciato da Amici con il nome di Mike Bird. Dopo un provino non superato a x Factor, la fama del giovane 28enne di Marostica, in provincia di Vicenza, arriva grazie al talent di Maria de Filippi nell’edizione del 2017. Inizialmente fece parte della squadra bianca capitanata da Morgan, che però poco dopo lasciò il programma per le discussioni con i ragazzi e la produzione e venne sostituito da Emma Marrone. Nella scuola Michele ebbe anche una storia con un’altra allieva, la giovane Shady. Mike, che tra i suoi riferimenti musicali ha sempre avuto il genere indie a partire da nomi come Kings of Leon, Arctic Monkeys e Jeff Buckley, era stato eliminato dal talent show in semifinale. Nel 2020 il cantautore si era trasferito in Inghilterra per proseguire i suoi studi musicali e nello stesso anno provò ad entrare in sanremo Giovani ma non venne preso. Nel 2020 ha pubblicato “Cuori stupidi”, suo primo album tutto in italiano nonché il primo pubblicato con il suo vero nome. 

 

 

 

Il dolore del papà e l’inchiesta

Un dolore che durerà per sempre e la consapevolezza devastante che la tragedia si poteva evitare. A un anno dalla scomparsa di Michele Merlo, in arte Mike Bird, cantante di Amici, il padre Domenico ha ricordato l’amato figlio alla trasmissione Verissimo davanti al microfono di Silvia Toffanin. È la prima volta che Domenico ha parlato in televisione dopo la morte del figlio. Il papà di Michele ha raccontato la loro vita familiare prima della tragedia: viveva a 5 km dalla casa dei genitori. Così il padre ha scoperto dei sintomi un po’ in ritardo, quando erano in viaggio per accompagnare Michele alla registrazione del suo ultimo album: «Ha detto che si era già fatto vedere, pensavamo fosse solo un ematoma. Però per scrupolo gli ho detto di rientrare il prima possibile, così siamo andati al pronto soccorso dove ha spiegato i sintomi. Dopo 3-4 ore non stava bene, aveva mal di testa sintomi importanti. La sera di quel giorno si è fatto vedere dal medico di famiglia che ha trattato una gamba con ematomi sparsi ovunque. Io penso che lì siano stati sottovalutati sintomi chiarissimi, lo dicono anche i medici legali». Michele aveva in corso una leucemia fulminante. «Aveva una gamba nera dall’inguine ai piedi, aveva avuto mal di testa, sangue dal naso. Sarebbe bastata un’analisi del sangue per salvarlo». Una versione sostenuta anche dai medici legali che hanno dichiarato come sarebbe bastato un esame del sangue per salvarlo: «Aveva una probabilità dal 77% all’89% di guarire, in circa sei mesi, dalla malattia».

 

 

L’evento in suo ricordo

Registra già il tutto esaurito la partita di beneficenza tra Play2Give e l’associazione solidale Romantico Ribelle, che si terrà stasera alle ore 20.30, presso lo Stadio Comunale di Rosà (via Monsignore Filippi, 11), in provincia di Vicenza. La sfida sarà trasmessa in diretta Twitch sul canale Play2Give: a bordo campo, tra gli altri, Alice De Bortoli, Luca Abbrescia, Gigi Zini. Parallelamente sarà predisposto l’hashtag ufficiale dell’evento #romanticoribelle. Colonna sonora dell’evento è «Farfalle», brano inedito di Michele Merlo, pubblicato lo scorso 27 maggio, trasmesso in radio e disponibile su tutte le piattaforme digitali. Agli ospiti già annunciati ZW Jackson, Riki, Moreno, Jacopo ET, Boosta, Enzuccio, Sergej, Il boss del freestyle, Thomas Bocchimpani, Alberto Bertoli, Federico Baroni e Paolo Vallesi si aggiungono ora Francesco Cicchella, Riccardo Aldighieri, Bugo, Tancredi, Rea, Andrea Pisani dei Panpers, Matteo Diamante, Federico Rossi e Blind. Non hanno voluto far mancare la loro presenza anche Sergio Pellissier, Fabio Viviani, Mimmo di Carlo e Stefan Schwoch ed Enrico Ruggeri, presidente della Nazionale Cantanti, che ha voluto così suggellare il binomio tra Play2Give e Nazionale Cantanti. Presente all’evento in qualità di Testimonial, Manuel Bortuzzo, il giovane nuotatore triestino rimasto invalido a seguito di un colpo d’arma da fuoco a Roma, simbolo del non perdersi d’animo e di reazione ai gravi problemi della vita con coraggio e determinazione. Particolarmente toccante, prima della partita, si annuncia la performance canora di Alberto Bertoli, figlio di Pierangelo, sulle note di «A muso duro», popolare brano prodotto dal padre nel 1979 e riproposto da Michele nella sua avventura ad Amici. L’incasso della partita sarà devoluto alla Fondazione Città della Speranza Onlus per sostenere i progetti di ricerca ed assistenza alle malattie pediatriche e all’Associazione Romantico Ribelle, nata con lo scopo di tenere vivo il ricordo di Michele, ma anche di far conoscere la sua arte, il suo forte desiderio di verità e le sue battaglie tese a rendere merito agli artisti emergenti.




Ultimo aggiornamento: Lunedì 6 Giugno 2022, 19:57



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Michele Merlo morto un anno fa di leucemia fulminante: l’evento in sua memoria

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Proclamati i vincitori della 26esima edizione di “Cartoons on the Bay” 2022, il festival promosso dalla Rai e organizzato da Rai Com, con la direzione artistica di Roberto Genovesi, la rassegna dedicata all’animazione cinematografica, televisiva e cross-mediale. La cerimonia di premiazione è stata condotta da Livio Beshir e Laura Carusino.

 

La giuria internazionale composta dal regista Maurizio Forestieri, Marta Fijak, direttore creativo Anshar Studios Inc; l’autrice e illustratrice Nicoletta Costa, Patricia Vasapollo, Head of Family, and Ficition Hr-ARD; Sara Cabras, produttrice serie TV e cartoni Direzione Rai Kids; per la giuria cortometraggi: il regista Francesco Cinquemani; il direttore di Ciak Flavio Natalia e Tim Willocks autore e film-maker.

 

Si aggiudica il Pulcinella Award 2022 The Bad Guys- Troppo Cattivi – della Dreamworks Animation LLc nella categoria lungometraggi con la seguente motivazione: uno spettacolare, fantasioso e incredibilmente piacevole inno al cinema d’azione, con affascinanti personaggi, un discreto uso di spazio e colore, meravigliose voci e un maligno cuore d’oro.

 

Per la categoria cortometraggi, si è aggiudicato il premio Yallah! della Rubika production. La storia è ambientata nella Beirut del 1982. Mentre Nicolas si prepara a fuggire dalla sua città natale, dilaniata da una guerra civile senza fine, incontra Naji, un adolescente sconsiderato determinato ad andare in piscina.Motivazione della giuria: L’urgente bisogno di tornare alla normalità attraverso una animazione di altissima qualità. 

Per la categoria  New Adults, Unsung Women (Francia), Zadig Productions, motivazione della giuria: “Per il suo sguardo acuto e divertente sulla disparità di genere nel corso della storia”. Unsung Women è una serie in stop motion che porta alla luce la storia di trenta donne che hanno contribuito a cambiare il mondo. Nonostante i loro successi, il loro nome non ha fatto la storia, sono rimasti nell’ombra degli uomini. 

Per la categoria Kids, Swop (Olanda) con la seguente motivazione:  “Per comprendersi veramente basta guardare il mondo con la testa di un altro”. Swop racconta la storia di tre amici: Sef, Wesley e Marjory. Un giorno scoprono una lavatrice abbandonata che sembra possedere poteri misteriosi; ti consente di scambiare la tua testa con quella di qualcun altro. Questo offre ai tre amici una serie di possibilità…

Per la categoria Serie Tv Prescolari è stato premiato Mumfie (Zodiak Kids Studio, Francia/Animoka, Italia insieme a Rai Ragazzi). Le avventure di un eroe molto originale, un giovane elefante che vive nella meravigliosa isola di Flutterstone. Mumfie è gentile, entusiasta e vede sempre il lato positivo delle cose. Motivazione della giuria: “ Un ottimo esempio di prodotto prescolare in cui si combinano perfettamente  animazione e narrazione”.

Per la categoria  Upper Preschool si aggiudica il premio Food Wizards (Italia) di Rai Ragazzi, Zocotoco, MAD Entertainment con la seguente motivazione: “Propone un viaggio originale e divertente  alla scoperta del mangiare sano. Ginny, Ham e PC: sono tre bambini in cerca di avventura in una piccola cittadina tranquilla. Un giorno Essen, il nonno perduto da tempo di Ginny, ritorna con un segreto. È l’ultimo dei Food Wizards, guerriero magico che salva le persone con il cibo! Ma anche le tossine, i mostri del metabolismo, sono tornati ed Essen ha bisogno di aiuto.

Per il LiveAction/Ibridi vince Theodosia, della Cottonwood Media, con la seguente motivazione: “Per l’alta qualità tecnica cinematografica e per gli effetti speciali”. Quando Theodosia Throckmorton si imbatte in un misterioso manufatto in una tomba egizia, apre un nuovo mondo di magia, mistero e pericolo. Ora, lei, suo fratello Henry e i loro amici Will e Safiya, devono combattere forze antiche, magia oscura e caos comico mentre cercano di salvare il mondo.

 

Per la categoria Pilots si aggiudica il premio The Little Orquestra che “ Con uno stile originale il programma ci racconta che la musica oltre a farci suonare puo’ divertire e  guarire”. La Orquestita è una serie che celebra la musica. Tutti amiamo le canzoni… ma di cosa sono fatte? Perché ci fanno sentire come fanno loro? È tutto un po’ un puzzle… ma non preoccuparti, The Little Orchestra è arrivata per svelare il mistero…

Nella categoria Interactive Animation: “Per l’eccezionale risultato nella progettazione del gioco e nella creazione di open world, Elden Ring è il vincitore. Non c’è altro titolo che possa rendere i giocatori così curiosi del mondo che li circonda”.

Menzione speciale al lungometraggio Trunk Train  per la miglior animazione, con la seguente motivazione: “Con caratterizzazioni originali, panorami stupendi e con un animo assurdo, realizzato con una palette unica di colori desaturati, Trunk Train dà nuova vita all’animazione degli animali”.

Menzione speciale per la miglior regia viene assegnato a Opal con la seguente motivazione: “Un mondo mistico e inquietante di miti e misteri dei Caraibi portati in vita dalla padronanza ipnotica di luce, colore e personaggi di Alan Bidard”.

Menzione speciale per la miglior colonna sonora se lo aggiudica Bob Spit: “Con la sua musica ricca e ironica Andre Abujamra esalta perfettamente la straordinaria animazione stop motion e illumina la mente iconoclastica del fumettista brasiliano Angeli”. 

A Belle menzione speciale per la miglior sceneggiatura : “Un’esplorazione complessa e potente di alienazione e identità nell’era digitale attraverso una rivisitazione del mito La Bella e la Bestia”.

Nella categoria Premi Speciali Pulcinella, I Puffins: “Per essere riusciti a creare un universo narrativo ricco e coerente, popolato da personaggi capaci di vivere su differenti piattaforme e formati, raggiungendo con successo target anche molto diversi tra loro”




Ultimo aggiornamento: Lunedì 6 Giugno 2022, 17:48



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Cartoons on The Bay 2022: proclamati i vincitori dei Pulcinella Awards

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Proclamati i vincitori della 26esima edizione di “Cartoons on the Bay” 2022, il festival promosso dalla Rai e organizzato da Rai Com, con la direzione artistica di Roberto Genovesi, la rassegna dedicata all’animazione cinematografica, televisiva e cross-mediale. La cerimonia di premiazione è stata condotta da Livio Beshir e Laura Carusino.

 

La giuria internazionale composta dal regista Maurizio Forestieri, Marta Fijak, direttore creativo Anshar Studios Inc; l’autrice e illustratrice Nicoletta Costa, Patricia Vasapollo, Head of Family, and Ficition Hr-ARD; Sara Cabras, produttrice serie TV e cartoni Direzione Rai Kids; per la giuria cortometraggi: il regista Francesco Cinquemani; il direttore di Ciak Flavio Natalia e Tim Willocks autore e film-maker.

 

Si aggiudica il Pulcinella Award 2022 The Bad Guys- Troppo Cattivi – della Dreamworks Animation LLc nella categoria lungometraggi con la seguente motivazione: uno spettacolare, fantasioso e incredibilmente piacevole inno al cinema d’azione, con affascinanti personaggi, un discreto uso di spazio e colore, meravigliose voci e un maligno cuore d’oro.

 

Per la categoria cortometraggi, si è aggiudicato il premio Yallah! della Rubika production. La storia è ambientata nella Beirut del 1982. Mentre Nicolas si prepara a fuggire dalla sua città natale, dilaniata da una guerra civile senza fine, incontra Naji, un adolescente sconsiderato determinato ad andare in piscina.Motivazione della giuria: L’urgente bisogno di tornare alla normalità attraverso una animazione di altissima qualità. 

Per la categoria  New Adults, Unsung Women (Francia), Zadig Productions, motivazione della giuria: “Per il suo sguardo acuto e divertente sulla disparità di genere nel corso della storia”. Unsung Women è una serie in stop motion che porta alla luce la storia di trenta donne che hanno contribuito a cambiare il mondo. Nonostante i loro successi, il loro nome non ha fatto la storia, sono rimasti nell’ombra degli uomini. 

Per la categoria Kids, Swop (Olanda) con la seguente motivazione:  “Per comprendersi veramente basta guardare il mondo con la testa di un altro”. Swop racconta la storia di tre amici: Sef, Wesley e Marjory. Un giorno scoprono una lavatrice abbandonata che sembra possedere poteri misteriosi; ti consente di scambiare la tua testa con quella di qualcun altro. Questo offre ai tre amici una serie di possibilità…

Per la categoria Serie Tv Prescolari è stato premiato Mumfie (Zodiak Kids Studio, Francia/Animoka, Italia insieme a Rai Ragazzi). Le avventure di un eroe molto originale, un giovane elefante che vive nella meravigliosa isola di Flutterstone. Mumfie è gentile, entusiasta e vede sempre il lato positivo delle cose. Motivazione della giuria: “ Un ottimo esempio di prodotto prescolare in cui si combinano perfettamente  animazione e narrazione”.

Per la categoria  Upper Preschool si aggiudica il premio Food Wizards (Italia) di Rai Ragazzi, Zocotoco, MAD Entertainment con la seguente motivazione: “Propone un viaggio originale e divertente  alla scoperta del mangiare sano. Ginny, Ham e PC: sono tre bambini in cerca di avventura in una piccola cittadina tranquilla. Un giorno Essen, il nonno perduto da tempo di Ginny, ritorna con un segreto. È l’ultimo dei Food Wizards, guerriero magico che salva le persone con il cibo! Ma anche le tossine, i mostri del metabolismo, sono tornati ed Essen ha bisogno di aiuto.

Per il LiveAction/Ibridi vince Theodosia, della Cottonwood Media, con la seguente motivazione: “Per l’alta qualità tecnica cinematografica e per gli effetti speciali”. Quando Theodosia Throckmorton si imbatte in un misterioso manufatto in una tomba egizia, apre un nuovo mondo di magia, mistero e pericolo. Ora, lei, suo fratello Henry e i loro amici Will e Safiya, devono combattere forze antiche, magia oscura e caos comico mentre cercano di salvare il mondo.

 

Per la categoria Pilots si aggiudica il premio The Little Orquestra che “ Con uno stile originale il programma ci racconta che la musica oltre a farci suonare puo’ divertire e  guarire”. La Orquestita è una serie che celebra la musica. Tutti amiamo le canzoni… ma di cosa sono fatte? Perché ci fanno sentire come fanno loro? È tutto un po’ un puzzle… ma non preoccuparti, The Little Orchestra è arrivata per svelare il mistero…

Nella categoria Interactive Animation: “Per l’eccezionale risultato nella progettazione del gioco e nella creazione di open world, Elden Ring è il vincitore. Non c’è altro titolo che possa rendere i giocatori così curiosi del mondo che li circonda”.

Menzione speciale al lungometraggio Trunk Train  per la miglior animazione, con la seguente motivazione: “Con caratterizzazioni originali, panorami stupendi e con un animo assurdo, realizzato con una palette unica di colori desaturati, Trunk Train dà nuova vita all’animazione degli animali”.

Menzione speciale per la miglior regia viene assegnato a Opal con la seguente motivazione: “Un mondo mistico e inquietante di miti e misteri dei Caraibi portati in vita dalla padronanza ipnotica di luce, colore e personaggi di Alan Bidard”.

Menzione speciale per la miglior colonna sonora se lo aggiudica Bob Spit: “Con la sua musica ricca e ironica Andre Abujamra esalta perfettamente la straordinaria animazione stop motion e illumina la mente iconoclastica del fumettista brasiliano Angeli”. 

A Belle menzione speciale per la miglior sceneggiatura : “Un’esplorazione complessa e potente di alienazione e identità nell’era digitale attraverso una rivisitazione del mito La Bella e la Bestia”.

Nella categoria Premi Speciali Pulcinella, I Puffins: “Per essere riusciti a creare un universo narrativo ricco e coerente, popolato da personaggi capaci di vivere su differenti piattaforme e formati, raggiungendo con successo target anche molto diversi tra loro”




Ultimo aggiornamento: Lunedì 6 Giugno 2022, 17:48



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Cartoons on The Bay 2022: proclamati i vincitori dei Pulcinella Awards

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Dopo la recente collaborazione con Ed Sheeran e la pubblicazione del nuovo singolo “Vieni nel mio cuore”, è giunto finalmente il momento per Ultimo di tornare a cantare live, la sua dimensione preferita, concretizzando il record di artista italiano più giovane a esibirsi in tournée negli stadi. Undici stadi, 15 date di cui 10 sold out, il tour prodotto da Vivo Concerti sarà l’occasione per Ultimo di portare la propria musica in tutta la penisola scrivendo un nuovo capitolo della storia dei live e della sua carriera artistica.

 

La data zero a Bibione, la doppietta a Firenze, la data di Torino, la prima di Napoli, Modena, Pescara, Roma e il doppio appuntamento di Milano hanno raggiunto il tutto esaurito, con un totale di oltre 550.000 biglietti venduti complessivamente. Il viaggio live di Ultimo inizia domenica 5 giugno 2022 dallo Stadio Comunale di Bibione (sold out) e prosegue a Firenze (Stadio Artemio Franchi, sabato 11 giugno e domenica 12 giugno, entrambe sold out), Ancona (Stadio del Conero, venerdì 17 giugno), Torino (Stadio Olimpico Grande Torino, mercoledì 22 giugno, sold out), Napoli (Stadio Diego Armando Maradona, sabato 25 giugno, sold out, e domenica 26 giugno), Modena (Stadio Alberto Braglia, giovedì 30 giugno, sold out), Bari (Stadio San Nicola, domenica 3 luglio), passando per Pescara (Stadio Adriatico, giovedì 7 luglio, sold out), Catania (Stadio Cibali, lunedì 11 e martedì 12 luglio), Roma (Circo Massimo, domenica 17 luglio, sold out) e concludendosi con un doppio evento a Milano (Stadio San Siro, 23 luglio e 24 luglio, entrambe sold out). 

 

Sui palchi dei principali stadi d’Italia, Ultimo, che ha già collezionato 16 dischi d’oro e 52 dischi di platino, canterà per la prima volta live “Vieni nel mio cuore”, suo ultimo singolo e inno di questo tour che ribadisce il legame indissolubile tra il giovane cantautore e i concerti. È un invito a raggiungerlo lì, dove si sente davvero vivo; un grido che, dal palco alle tribune, risuonerà per tutto il tour. 

 

Reduce dalla collaborazione internazionale con Ed Sheeran per il singolo “2step”, l’artista proporrà al pubblico i suoi migliori successi per quasi due ore ininterrotte di musica. Canterà per la prima volta anche i brani presenti in “SOLO” (doppio disco di platino), ultimo album del cantautore e primo autoprodotto dalla sua etichetta Ultimo Records. Ultimo condividerà con il proprio pubblico anche le canzoni più amate dei precedenti dischi “Colpa delle favole” (quintuplo disco di platino), “Peter Pan” (quintuplo disco di platino) e “Pianeti” (triplo disco di platino). 

 

Ultimo, Goodwill Ambassador UNICEF dal 2019, ha deciso di devolvere parte dell’incasso ricavato dalla vendita dei biglietti di ULTIMO STADI 2022 ai progetti di lotta alla malnutrizione e a sostegno di vaccinazioni, impianti idrici e servizi igienico sanitari in Mali, dove nel 2020 è stato per la sua prima missione sul campo.




Ultimo aggiornamento: Lunedì 6 Giugno 2022, 12:34



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Ultimo arriva negli stadi, 15 date e 11 location di cui 10 già sold out per il cantante

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Dopo la recente collaborazione con Ed Sheeran e la pubblicazione del nuovo singolo “Vieni nel mio cuore”, è giunto finalmente il momento per Ultimo di tornare a cantare live, la sua dimensione preferita, concretizzando il record di artista italiano più giovane a esibirsi in tournée negli stadi. Undici stadi, 15 date di cui 10 sold out, il tour prodotto da Vivo Concerti sarà l’occasione per Ultimo di portare la propria musica in tutta la penisola scrivendo un nuovo capitolo della storia dei live e della sua carriera artistica.

 

La data zero a Bibione, la doppietta a Firenze, la data di Torino, la prima di Napoli, Modena, Pescara, Roma e il doppio appuntamento di Milano hanno raggiunto il tutto esaurito, con un totale di oltre 550.000 biglietti venduti complessivamente. Il viaggio live di Ultimo inizia domenica 5 giugno 2022 dallo Stadio Comunale di Bibione (sold out) e prosegue a Firenze (Stadio Artemio Franchi, sabato 11 giugno e domenica 12 giugno, entrambe sold out), Ancona (Stadio del Conero, venerdì 17 giugno), Torino (Stadio Olimpico Grande Torino, mercoledì 22 giugno, sold out), Napoli (Stadio Diego Armando Maradona, sabato 25 giugno, sold out, e domenica 26 giugno), Modena (Stadio Alberto Braglia, giovedì 30 giugno, sold out), Bari (Stadio San Nicola, domenica 3 luglio), passando per Pescara (Stadio Adriatico, giovedì 7 luglio, sold out), Catania (Stadio Cibali, lunedì 11 e martedì 12 luglio), Roma (Circo Massimo, domenica 17 luglio, sold out) e concludendosi con un doppio evento a Milano (Stadio San Siro, 23 luglio e 24 luglio, entrambe sold out). 

 

Sui palchi dei principali stadi d’Italia, Ultimo, che ha già collezionato 16 dischi d’oro e 52 dischi di platino, canterà per la prima volta live “Vieni nel mio cuore”, suo ultimo singolo e inno di questo tour che ribadisce il legame indissolubile tra il giovane cantautore e i concerti. È un invito a raggiungerlo lì, dove si sente davvero vivo; un grido che, dal palco alle tribune, risuonerà per tutto il tour. 

 

Reduce dalla collaborazione internazionale con Ed Sheeran per il singolo “2step”, l’artista proporrà al pubblico i suoi migliori successi per quasi due ore ininterrotte di musica. Canterà per la prima volta anche i brani presenti in “SOLO” (doppio disco di platino), ultimo album del cantautore e primo autoprodotto dalla sua etichetta Ultimo Records. Ultimo condividerà con il proprio pubblico anche le canzoni più amate dei precedenti dischi “Colpa delle favole” (quintuplo disco di platino), “Peter Pan” (quintuplo disco di platino) e “Pianeti” (triplo disco di platino). 

 

Ultimo, Goodwill Ambassador UNICEF dal 2019, ha deciso di devolvere parte dell’incasso ricavato dalla vendita dei biglietti di ULTIMO STADI 2022 ai progetti di lotta alla malnutrizione e a sostegno di vaccinazioni, impianti idrici e servizi igienico sanitari in Mali, dove nel 2020 è stato per la sua prima missione sul campo.




Ultimo aggiornamento: Lunedì 6 Giugno 2022, 12:34



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Ultimo arriva negli stadi, 15 date e 11 location di cui 10 già sold out per il cantante

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«Cazzo era ora!» urla Ligabue in apertura del concerto a Campovolo.  «Dopo due anni di apnea, togliamo il tappo!». Folla in delirio: al via il concerto. Mentre in alto sventola la bandiera con i colori della pace, tra urla, palloncini e applausi, i fan accolgono il protagonista assoluto della serata, celebrando il suo grande ritorno alla musica live.

 

Total black, anima rock e chitarra al collo: così Ligabue esordisce sul palco di Campovolo sulle note di “Non cambierei questa vita con nessun’altra”, brano scritto nel post pandemia in segno di riconoscenza e gratitudine alla vita.  

Tra i fan, c’è chi è arrivato a Campovolo da ieri, chi dalle prime luci dell’alba: «Per Liga si fa questo e altro» urlano in molti in attesa di vederlo sul palco. E sull’imbrunire, le parole di “Balliamo sul mondo” generano una eco incredibile, scatenando tutto il pubblico che canta a squarciagola, fino all’ultima parola, una delle canzoni più amate di Liga.

 

«Niente paura, niente paura ci pensa la vita mi han detto così» cantano in coro i fan sulla scenografia a sfondo blu che il palco della nuova Arena regala. Ligabue cammina sulla passerella e con la sua chitarra guida le voci dei fan in uno dei suoi brani cult.

 

IL DUETTO CON LOREDANA BERTE’

«Ci sono voci che spaccano. Ogni voce è il prodotto di un corpo e un’anima. E quando spaccano, allora, avete davanti Loredana Bertè» dice Ligabue per introdurre la collega e amica con cui ha duettato nel brano “Ho smesso di tacere”. Toccante, il messaggio che Loredana Berté lancia prima di cantare: «Questa è una canzone contro la violenza sulle donne e ringrazio Luciano per avermela regalata. Sono stata violentata, massacrata e offesa: ora, ho smesso di tacere» urla la cantante rock supportata dagli applausi del pubblico.

 

«Siamo del wwf, stiamo raccogliendo firme contro l’estinzione dei chitarristi». Ligabue sceglie un modo scherzoso per introdurre la sua band di chitarristi doc con cui si esibisce al centro dell’Arena con plettro alla mano e corde vibranti. 

E quando l’atmosfera si fa più calda, le luci si abbassano e a illuminare il palco restano soltanto le torce dei telefoni che puntano il protagonista della serata. 

 

IL DUETTO CON FINARDI

«Il primo album è uscito nel 1990, dopo i primi anni abbiamo iniziato a fare concerti a Milano, e all’inizio abbiamo aperto quelli di un grande cantautore: lui è Eugenio Finardi». Secondo duetto di questa serata celebrativa: “Musica Ribelle” con il grande amico e artista. «Dopo due anni e mezzo mi sembra impossibile» dice Finardi salutando il pubblico.

 

«Ti scioglierai, piccola stella senza cielo» si sente all’unisono. Un’unica voce raccoglie gli spettatori del concerto di Liga che cantano a squarciagola uno dei più grandi successi dell’artista: “Piccola stella”. E lui, cammina sul palco raccogliendo tutto l’affetto che lo travolge. 

 

GAZZELLE SUL PALCO CON LIGABUE

Cornici dorate appese e volteggianti, atmosfera onirica, filari di lampadine ad incandescenza: un’atmosfera solenne per introdurre il terzo ospite. «Esce uno tzunami di musica ogni giorno e io non riesco a stargli dietro. Ma lui è uno dei più bravi: ha postato un pezzo della mia canzone e mi è piaciuta molto. Ho deciso di invitarlo» dice Ligabue, eccezionalmente senza la chitarra, per introdurre Gazzelle con cui canta “L’amore conta”.

 

WhatsApp Image 2022 06 04 at 22.17.25 04222030

 

«Era il 2005 quando abbiamo sverginato questo territorio di Campovolo. E lì, abbiamo cantato una canzone, la prima». Scavando nella memoria dei fan, Ligabue ripercorre gli esordi della sua carriera, riproponendo il primo brano in assoluto: “Il giorno dei giorni”.  Al centro del palco, Liga riprende la sua immancabile chitarra e, mentre sullo schermo scorrono le immagini del primo concerto a Campovolo, il cantante reggiano intona le note della canzone che ha segnato l’inizio della sua storia. 

 

FRANCESCO DE GREGORI OSPITE D’ONORE

«Adesso non succede una cosa da poco. Adesso arriva il capo: Francesco De Gregori». Un’introduzione degna di nota per il grande artista italiano davanti a cui Ligabue s’inchina in segno di omaggio. Con cappello e occhiali neri, De Gregori intona con Liga “Buonanotte all’Italia” e sullo schermo scorrono le foto delle persone che hanno scritto – ognuno a modo loro – un pezzetto della storia di questo paese.
Totó, Fabrizio De Andrè, Falcone e Borsellino, Mike Bongiorno, Sandro Pertini, Ennio Morricone, Giorgio Gaber, Raffaella Carrá e tantissimi altri.

 

WhatsApp Image 2022 06 04 at 22.34.03 (1) 04225308

 

Grande assente della serata è Piero Pelù, che ha rinunciato a Campovolo dopo la caduta dal palco durante il concerto a Milano del 25 maggio. «Vi porto le scuse di Pelù che non se la sentiva di venire, ha ancora le vertigini» comunica Ligabue ai fan che, con un boato, esprimono profondo dispiacere. Ma a sostituirlo c’è l’amico di sempre, Mauro Pagani, con cui Ligabue duetta nel brano “Il mio nome è mai più”.

 

WhatsApp Image 2022 06 04 at 22.34.01 04225337

 

Luci soffuse e ambra. «Io ti sento» tocca le corde dell’anima, creando un’atmosfera intima e raccolta. Dolce e ritmata, il grande successo di Ligabue si conferma uno dei brani più belli della sua carriera. 

Ligabue percorre la passerella, accompagnato da luci calde che creano un’atmosfera notturna. Le note d’introduzione fanno trapelare il singolo e, subito, parte il coro: «Certe notti la macchina è calda e dove ti porta lo decide lei..». Le voci del pubblico incantano l’Arena e Ligabue, entusiasta, prosegue sulle note di un altro dei brani più noti della sua carriera, “Certe notti”.

 

UNA VITA DA MEDIANO

Chitarra acustica alla mano, avvolto da luci blu e ambra, Ligabue canta “Una vita da Mediano” e subito dopo passa al centro del palco dove intona “Il meglio deve ancora venire” in un live arricchito da luci rosse e, a tratti, dalla sola voce del pubblico. Due grandissimi successi che hanno portato Liga nella rosa dei cantautori italiani più importanti degli ultimi decenni. Parola per parola, i fan accompagnano il protagonista della serata, mostrando stima e amore incondizionato.

 

IL DUETTO CON ELISA

 

Sullo schermo c’è una foresta disegnata, sul palco compare una sfera che racchiude Ligabue e l’ultima ospite di questa sera: Elisa. 
«Siccome sono orgogliosamente reggiano, penso che molto spesso i fatti parlino più delle parole. E quindi, vi dico che l’ospite che sta per entrare è quella con cui ho avuto più collaborazioni. Lei è Elisa!» dice Ligabue. 
Dolcezza, amore ed empatia: ascoltare e cantare “A modo tuo” trasmette un’emozione pura che invade i fan, commossi dal duetto d’eccezione. La prima versione della canzone, scritta da Liga e affidata alle corde vocali di Elisa, è stata rivisitata in duetto e riproposta anche a Campovolo.

 

«Ne avete ancora?» urla Ligabue al pubblico in delirio che è pronto a scatenarsi sulle note di “Questa è la mia vita”. Continua il viaggio in musica di Ligabue che, per 3 ore, di diretta ripercorre tutti i grandi successi della sua carriera, battezzando la nuova RCF Arena. E il pubblico, complice dal primo all’ultimo pezzo, ha consacrato il ritorno del grande Liga, più carico che mai. 

Parte senza interruzioni la magnifica “Tra palco e realtà” che, da subito, fa ballare tutti. «Siam quelli la, siam quelli la, quelli tra palco e realtà» urla Ligabue mandando in estasi i fan. Talmente tanto, da farne un bis.

Ma a consacrare il concerto evento è il brano “Urlando contro il cielo”. Sul palco avanzano tutti e 13 i musicisti che hanno accompagnato Luciano in questo viaggio musicale. Luci ciano e bianche, nasi all’insú, salti e strofe perfettamente intonate: delirio per il singolo epocale di Liga.

 

WhatsApp Image 2022 06 05 at 00.02.36 05000702

 

Fuochi d’artificio per la chiusura di “30 anni in un giorno”. Per il finale, Ligabue sceglie “Sogni di rock and roll”. Passerella illuminata da luci rosse, al fianco di Liga si riuniscono tutti i musicisti della band, raggiungendo il cuore dell’Arena. E, accerchiati dai fan, l’artista e la sua band salutano Campovolo replicando il brano “Non cambierei questa vita con nessun’altra”. «Ed una lacrima scende ma non fa niente. Ci siamo persi, ci siamo persi quaggiù. Ci siamo persi e in un momento, ci ridi già su»: le parole cantate all’unisono dal pubblico definiscono la chiusura di un concerto che segna un traguardo indelebile per il grande Ligabue.




Ultimo aggiornamento: Domenica 5 Giugno 2022, 12:22



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Ligabue apoteosi a Campovolo: fan in delirio. I duetti con Bertè, De Gregori, Finardi, Gazzelle ed Elisa. La cronaca minuto per minuto

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«Cazzo era ora!» urla Ligabue in apertura del concerto a Campovolo.  «Dopo due anni di apnea, togliamo il tappo!». Folla in delirio: al via il concerto. Mentre in alto sventola la bandiera con i colori della pace, tra urla, palloncini e applausi, i fan accolgono il protagonista assoluto della serata, celebrando il suo grande ritorno alla musica live.

 

Total black, anima rock e chitarra al collo: così Ligabue esordisce sul palco di Campovolo sulle note di “Non cambierei questa vita con nessun’altra”, brano scritto nel post pandemia in segno di riconoscenza e gratitudine alla vita.  

Tra i fan, c’è chi è arrivato a Campovolo da ieri, chi dalle prime luci dell’alba: «Per Liga si fa questo e altro» urlano in molti in attesa di vederlo sul palco. E sull’imbrunire, le parole di “Balliamo sul mondo” generano una eco incredibile, scatenando tutto il pubblico che canta a squarciagola, fino all’ultima parola, una delle canzoni più amate di Liga.

 

«Niente paura, niente paura ci pensa la vita mi han detto così» cantano in coro i fan sulla scenografia a sfondo blu che il palco della nuova Arena regala. Ligabue cammina sulla passerella e con la sua chitarra guida le voci dei fan in uno dei suoi brani cult.

 

IL DUETTO CON LOREDANA BERTE’

«Ci sono voci che spaccano. Ogni voce è il prodotto di un corpo e un’anima. E quando spaccano, allora, avete davanti Loredana Bertè» dice Ligabue per introdurre la collega e amica con cui ha duettato nel brano “Ho smesso di tacere”. Toccante, il messaggio che Loredana Berté lancia prima di cantare: «Questa è una canzone contro la violenza sulle donne e ringrazio Luciano per avermela regalata. Sono stata violentata, massacrata e offesa: ora, ho smesso di tacere» urla la cantante rock supportata dagli applausi del pubblico.

 

«Siamo del wwf, stiamo raccogliendo firme contro l’estinzione dei chitarristi». Ligabue sceglie un modo scherzoso per introdurre la sua band di chitarristi doc con cui si esibisce al centro dell’Arena con plettro alla mano e corde vibranti. 

E quando l’atmosfera si fa più calda, le luci si abbassano e a illuminare il palco restano soltanto le torce dei telefoni che puntano il protagonista della serata. 

 

IL DUETTO CON FINARDI

«Il primo album è uscito nel 1990, dopo i primi anni abbiamo iniziato a fare concerti a Milano, e all’inizio abbiamo aperto quelli di un grande cantautore: lui è Eugenio Finardi». Secondo duetto di questa serata celebrativa: “Musica Ribelle” con il grande amico e artista. «Dopo due anni e mezzo mi sembra impossibile» dice Finardi salutando il pubblico.

 

«Ti scioglierai, piccola stella senza cielo» si sente all’unisono. Un’unica voce raccoglie gli spettatori del concerto di Liga che cantano a squarciagola uno dei più grandi successi dell’artista: “Piccola stella”. E lui, cammina sul palco raccogliendo tutto l’affetto che lo travolge. 

 

GAZZELLE SUL PALCO CON LIGABUE

Cornici dorate appese e volteggianti, atmosfera onirica, filari di lampadine ad incandescenza: un’atmosfera solenne per introdurre il terzo ospite. «Esce uno tzunami di musica ogni giorno e io non riesco a stargli dietro. Ma lui è uno dei più bravi: ha postato un pezzo della mia canzone e mi è piaciuta molto. Ho deciso di invitarlo» dice Ligabue, eccezionalmente senza la chitarra, per introdurre Gazzelle con cui canta “L’amore conta”.

 

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«Era il 2005 quando abbiamo sverginato questo territorio di Campovolo. E lì, abbiamo cantato una canzone, la prima». Scavando nella memoria dei fan, Ligabue ripercorre gli esordi della sua carriera, riproponendo il primo brano in assoluto: “Il giorno dei giorni”.  Al centro del palco, Liga riprende la sua immancabile chitarra e, mentre sullo schermo scorrono le immagini del primo concerto a Campovolo, il cantante reggiano intona le note della canzone che ha segnato l’inizio della sua storia. 

 

FRANCESCO DE GREGORI OSPITE D’ONORE

«Adesso non succede una cosa da poco. Adesso arriva il capo: Francesco De Gregori». Un’introduzione degna di nota per il grande artista italiano davanti a cui Ligabue s’inchina in segno di omaggio. Con cappello e occhiali neri, De Gregori intona con Liga “Buonanotte all’Italia” e sullo schermo scorrono le foto delle persone che hanno scritto – ognuno a modo loro – un pezzetto della storia di questo paese.
Totó, Fabrizio De Andrè, Falcone e Borsellino, Mike Bongiorno, Sandro Pertini, Ennio Morricone, Giorgio Gaber, Raffaella Carrá e tantissimi altri.

 

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Grande assente della serata è Piero Pelù, che ha rinunciato a Campovolo dopo la caduta dal palco durante il concerto a Milano del 25 maggio. «Vi porto le scuse di Pelù che non se la sentiva di venire, ha ancora le vertigini» comunica Ligabue ai fan che, con un boato, esprimono profondo dispiacere. Ma a sostituirlo c’è l’amico di sempre, Mauro Pagani, con cui Ligabue duetta nel brano “Il mio nome è mai più”.

 

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Luci soffuse e ambra. «Io ti sento» tocca le corde dell’anima, creando un’atmosfera intima e raccolta. Dolce e ritmata, il grande successo di Ligabue si conferma uno dei brani più belli della sua carriera. 

Ligabue percorre la passerella, accompagnato da luci calde che creano un’atmosfera notturna. Le note d’introduzione fanno trapelare il singolo e, subito, parte il coro: «Certe notti la macchina è calda e dove ti porta lo decide lei..». Le voci del pubblico incantano l’Arena e Ligabue, entusiasta, prosegue sulle note di un altro dei brani più noti della sua carriera, “Certe notti”.

 

UNA VITA DA MEDIANO

Chitarra acustica alla mano, avvolto da luci blu e ambra, Ligabue canta “Una vita da Mediano” e subito dopo passa al centro del palco dove intona “Il meglio deve ancora venire” in un live arricchito da luci rosse e, a tratti, dalla sola voce del pubblico. Due grandissimi successi che hanno portato Liga nella rosa dei cantautori italiani più importanti degli ultimi decenni. Parola per parola, i fan accompagnano il protagonista della serata, mostrando stima e amore incondizionato.

 

IL DUETTO CON ELISA

 

Sullo schermo c’è una foresta disegnata, sul palco compare una sfera che racchiude Ligabue e l’ultima ospite di questa sera: Elisa. 
«Siccome sono orgogliosamente reggiano, penso che molto spesso i fatti parlino più delle parole. E quindi, vi dico che l’ospite che sta per entrare è quella con cui ho avuto più collaborazioni. Lei è Elisa!» dice Ligabue. 
Dolcezza, amore ed empatia: ascoltare e cantare “A modo tuo” trasmette un’emozione pura che invade i fan, commossi dal duetto d’eccezione. La prima versione della canzone, scritta da Liga e affidata alle corde vocali di Elisa, è stata rivisitata in duetto e riproposta anche a Campovolo.

 

«Ne avete ancora?» urla Ligabue al pubblico in delirio che è pronto a scatenarsi sulle note di “Questa è la mia vita”. Continua il viaggio in musica di Ligabue che, per 3 ore, di diretta ripercorre tutti i grandi successi della sua carriera, battezzando la nuova RCF Arena. E il pubblico, complice dal primo all’ultimo pezzo, ha consacrato il ritorno del grande Liga, più carico che mai. 

Parte senza interruzioni la magnifica “Tra palco e realtà” che, da subito, fa ballare tutti. «Siam quelli la, siam quelli la, quelli tra palco e realtà» urla Ligabue mandando in estasi i fan. Talmente tanto, da farne un bis.

Ma a consacrare il concerto evento è il brano “Urlando contro il cielo”. Sul palco avanzano tutti e 13 i musicisti che hanno accompagnato Luciano in questo viaggio musicale. Luci ciano e bianche, nasi all’insú, salti e strofe perfettamente intonate: delirio per il singolo epocale di Liga.

 

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Fuochi d’artificio per la chiusura di “30 anni in un giorno”. Per il finale, Ligabue sceglie “Sogni di rock and roll”. Passerella illuminata da luci rosse, al fianco di Liga si riuniscono tutti i musicisti della band, raggiungendo il cuore dell’Arena. E, accerchiati dai fan, l’artista e la sua band salutano Campovolo replicando il brano “Non cambierei questa vita con nessun’altra”. «Ed una lacrima scende ma non fa niente. Ci siamo persi, ci siamo persi quaggiù. Ci siamo persi e in un momento, ci ridi già su»: le parole cantate all’unisono dal pubblico definiscono la chiusura di un concerto che segna un traguardo indelebile per il grande Ligabue.




Ultimo aggiornamento: Domenica 5 Giugno 2022, 12:22



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Ligabue apoteosi a Campovolo: fan in delirio. I duetti con Bertè, De Gregori, Finardi, Gazzelle ed Elisa. La cronaca minuto per minuto

";s:14:"date_timestamp";i:1654471907;}i:4;a:11:{s:5:"title";s:105:"Elton John a Milano,l’addio è in grande stile. A San Siro: in 50mila per l’ultimo concerto in Italia";s:4:"link";s:122:"https://travors.com/shows/elton-john-a-milanoladdio-e-in-grande-stile-a-san-siro-in-50mila-per-lultimo-concerto-in-italia/";s:2:"dc";a:1:{s:7:"creator";s:12:"Sally Scully";}s:7:"pubdate";s:31:"Sun, 05 Jun 2022 04:25:09 +0000";s:8:"category";s:71:"Shows50milaconcertoEltonGrandeItaliaJohnlultimoMilanoladdioSanSirostile";s:4:"guid";s:28:"https://travors.com/?p=32638";s:11:"description";s:738:" La scenografia che aspetta i 50 mila spettatori che a poco a poco entrano a San Siro è una foto. C’è Elton John, di spalle –  in tuta color blu elettrico, le iniziali del nome stampate – mentre si prepara a lasciarsi dietro luci e riflettori e incamminarsi su un sentiero ... Read more";s:7:"content";a:1:{s:7:"encoded";s:5485:"



La scenografia che aspetta i 50 mila spettatori che a poco a poco entrano a San Siro è una foto. C’è Elton John, di spalle –  in tuta color blu elettrico, le iniziali del nome stampate – mentre si prepara a lasciarsi dietro luci e riflettori e incamminarsi su un sentiero giallo, solitario. E c’è una scritta, GoodBye, che per chi la legge sa già di saluti, sa di grande malinconia.

 

 

Signori e signore, ecco Sir Elton Hercules John. Arriva il «66esimo concerto in Italia» (allo Stadio San Siro è la prima volta) e per «la sua ultima volta». Il pubblico lo chiama alle 20 in punto, orario di inizio di “Farewell Yellow brick road – the final tour”, il tour mondiale che ha definito «quello definitivo della chiusura».

 

Lui non si fa attendere: “Ciao Milano!”. Mani sui tasti del pianoforte gran coda e parte per non fermarsi praticamente un attimo per tutta la durata dello show. Quella voce tenorile, dal timbro perfetto nonostante i 75 anni, con quel virtuosismo pianistico innato e geniale. Il via con “Bennie and the Jets”, uno dei primi brani scritti con Bernie Taupin, il suo inseparabile paroliere (divisi solo nel biennio ’77-’79), coppia di fatto nella vita artistica e grande amico.

 

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Sir Elton arriva con occhiali bordeaux, frac nero, con strass e paillettes dai colori della bandiera britannica, bianchi, blu e rossi. D’altronde, non poteva essere altrimenti. Elton John a Milano, mentre a Londra corrono i festeggiamenti per i 70 anni di regno della Regina Elisabetta, e lui, presente (in contemporanea) virtualmente nello stesso momento di San Siro (con una performance pre-registrata) al Platinum Party a Buckingham Palace. Rocket Man (I Think It’s Going To Be A Long, Long Time)”, “Crocodile Rock” ,“Sad Songs (Say So Much)”,“Candle In The Wind” – singolo più venduto di tutti i tempi – mentre scorrono le immagini di che ricordano per somiglianza Marilyn Monroe per la quale il brano era stato inizialmente scritto, prima di essere cambiato e cantato ai funerali di Lady Diana.

 

E ancora, “Don’t Let the Sun Go Down on Me” che stasera ha dedicato ai Versace e ai Gucci e sulla quale scorrono le immagini di “Rocketman” il film  del 2019 (premio Oscar per la miglior canzone) diretto da Dexter Flecther che attraversa la sua vita. “Someone saved my life tonight, con il cartoon “fantastic” che scorre sotto con chiaro riferimento alla sua vita passata, fatta di cocaina, alcol, bulimia, contraltare di successi planetari, 400mila di dischi venduti e di tutto esaurito.

 

Si stacca dal pianoforte solo per prendersi gli applausi del pubblico, in standing, per ringraziarli. «Wow», dice. Da vero “rocketman”, da vero rocker, da vero bluesman, canta inarrestabile per due ore e mezzo di concerto. Le foto scorrono, con le scritte All we need love, Mandela, immagini di vita quotidiana, di lui bambino, dei suoi affetti. Su “I’m Still Standing” il riferimento va al contributo nella lotta contro l’HIV/AIDS (tant’è che è sua la Elton John AIDS Foundation). E poi ci sono i suoi musicisti della Elton John Band, storica: con Ray Cooper alle percussioni, Nigel Olsson alla batteria, Davey Johnstone alle chitarre, Matt Bissonette al basso. Chiude con “Saturday Night’s Alright for Fighting”. Il pubblico lo richiama, non se ne vuole andare.

 

E allora, il mix di “Cold Heart” (in duetto con Dua Lipa in video), “Your Song” e “Goodbye Yellow Brick Road”. E ancora applausi, standing, commozione, lacrime. E tanta gioia. Lui esce di scena. Prende il sentiero giallo, da solo. Chissà se quel GoodBye della foto è un addio o un arrivederci. Quello che per ora conta è che è stato un concerto spettacolare.

 

Photo Credit: Francesco Prandoni




Ultimo aggiornamento: Sabato 4 Giugno 2022, 23:56



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Elton John a Milano,l’addio è in grande stile. A San Siro: in 50mila per l’ultimo concerto in Italia

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La scenografia che aspetta i 50 mila spettatori che a poco a poco entrano a San Siro è una foto. C’è Elton John, di spalle –  in tuta color blu elettrico, le iniziali del nome stampate – mentre si prepara a lasciarsi dietro luci e riflettori e incamminarsi su un sentiero giallo, solitario. E c’è una scritta, GoodBye, che per chi la legge sa già di saluti, sa di grande malinconia.

 

 

Signori e signore, ecco Sir Elton Hercules John. Arriva il «66esimo concerto in Italia» (allo Stadio San Siro è la prima volta) e per «la sua ultima volta». Il pubblico lo chiama alle 20 in punto, orario di inizio di “Farewell Yellow brick road – the final tour”, il tour mondiale che ha definito «quello definitivo della chiusura».

 

Lui non si fa attendere: “Ciao Milano!”. Mani sui tasti del pianoforte gran coda e parte per non fermarsi praticamente un attimo per tutta la durata dello show. Quella voce tenorile, dal timbro perfetto nonostante i 75 anni, con quel virtuosismo pianistico innato e geniale. Il via con “Bennie and the Jets”, uno dei primi brani scritti con Bernie Taupin, il suo inseparabile paroliere (divisi solo nel biennio ’77-’79), coppia di fatto nella vita artistica e grande amico.

 

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Sir Elton arriva con occhiali bordeaux, frac nero, con strass e paillettes dai colori della bandiera britannica, bianchi, blu e rossi. D’altronde, non poteva essere altrimenti. Elton John a Milano, mentre a Londra corrono i festeggiamenti per i 70 anni di regno della Regina Elisabetta, e lui, presente (in contemporanea) virtualmente nello stesso momento di San Siro (con una performance pre-registrata) al Platinum Party a Buckingham Palace. Rocket Man (I Think It’s Going To Be A Long, Long Time)”, “Crocodile Rock” ,“Sad Songs (Say So Much)”,“Candle In The Wind” – singolo più venduto di tutti i tempi – mentre scorrono le immagini di che ricordano per somiglianza Marilyn Monroe per la quale il brano era stato inizialmente scritto, prima di essere cambiato e cantato ai funerali di Lady Diana.

 

E ancora, “Don’t Let the Sun Go Down on Me” che stasera ha dedicato ai Versace e ai Gucci e sulla quale scorrono le immagini di “Rocketman” il film  del 2019 (premio Oscar per la miglior canzone) diretto da Dexter Flecther che attraversa la sua vita. “Someone saved my life tonight, con il cartoon “fantastic” che scorre sotto con chiaro riferimento alla sua vita passata, fatta di cocaina, alcol, bulimia, contraltare di successi planetari, 400mila di dischi venduti e di tutto esaurito.

 

Si stacca dal pianoforte solo per prendersi gli applausi del pubblico, in standing, per ringraziarli. «Wow», dice. Da vero “rocketman”, da vero rocker, da vero bluesman, canta inarrestabile per due ore e mezzo di concerto. Le foto scorrono, con le scritte All we need love, Mandela, immagini di vita quotidiana, di lui bambino, dei suoi affetti. Su “I’m Still Standing” il riferimento va al contributo nella lotta contro l’HIV/AIDS (tant’è che è sua la Elton John AIDS Foundation). E poi ci sono i suoi musicisti della Elton John Band, storica: con Ray Cooper alle percussioni, Nigel Olsson alla batteria, Davey Johnstone alle chitarre, Matt Bissonette al basso. Chiude con “Saturday Night’s Alright for Fighting”. Il pubblico lo richiama, non se ne vuole andare.

 

E allora, il mix di “Cold Heart” (in duetto con Dua Lipa in video), “Your Song” e “Goodbye Yellow Brick Road”. E ancora applausi, standing, commozione, lacrime. E tanta gioia. Lui esce di scena. Prende il sentiero giallo, da solo. Chissà se quel GoodBye della foto è un addio o un arrivederci. Quello che per ora conta è che è stato un concerto spettacolare.

 

Photo Credit: Francesco Prandoni




Ultimo aggiornamento: Sabato 4 Giugno 2022, 23:56



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Elton John a Milano,l’addio è in grande stile. A San Siro: in 50mila per l’ultimo concerto in Italia

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Proiezioni, giochi di luce, una ouverture strumentale e una sorta di portale che si fa accesso in scena per l’artista e anche per dodici performer chiamati a dare corpo, movimento, gestualità ai “personaggi” di una articolata narrazione, composta dai diversi brani. È sulle note di Io sono qui che Claudio Baglioni ha fatto il suo ingresso nell’arena delle Terme di Caracalla, il 3 giugno, nel primo dei dodici concerti Dodici Note – Tutti Su! – fino al 19 giugno – evento di apertura della stagione estiva del Teatro dell’Opera di Roma. Un momento emozionante per l’artista, al suo debutto nell’arena di Caracalla. E una responsabilità, visto che mai finora l’apertura della stagione del Teatro dell’Opera di Roma era stata affidata a un compositore e interprete di musica moderna.

 La tensione, però, si è sciolta in un attimo, al primo botta e risposta musicale con il pubblico. Ecco allora, Dodici Note, Acqua dalla Luna, Dagli il via, Un nuovo giorno  un giorno nuovo. «Possiamo incantarci d’incanto? Stupirci di stupore? Meravigliarci di meraviglia?», domanda Baglioni, tra un brano e l’altro. E gli spalti sono tutti per lui. Il concerto ha fatto registrare il sold out ed è così anche per molti di quelli che verranno dopo. Ad ascoltare – e cantare – i suoi brani sono famiglie con bambini, giovani coppie, altre che con le canzoni di Baglioni sono cresciute, gruppi di amici. Una platea trasversale, che ha voglia di abbandonarsi alle sonorità e alle suggestioni della serata. Così, alza le braccia, tamburella con il piede, segue e accompagna il ritmo. E intanto, scambia sguardi complici con i vicini, sorride agli amici, scatta foto e manda video a chi non è al concerto. Perché, probabilmente, c’è qualcosa di Baglioni nella storia di ognuno, che sia il ricordo di un amore perduto o la celebrazione di un legame ancora solido, più semplicemente ancora, la memoria di una gioventù magari un po’ lontana all’anagrafe ma decisamente “vicina” nel ricordo. Baglioni lo sa e canta Gli anni più belli: «…Se le cose che ci fanno stare bene sono qui proprio qui, forse no, forse sì, sempre qui, e siamo noi ancora quelli…».

Il ritmo è intenso, pressoché senza pausa. Nella musica e anche sul palco, tra performer, coro, orchestra. Un po’ di più è dichiarazione da batticuore che qui pare assumere un nuovo significato, quando i performer usano tacchi rossi, simbolo della lotta al femminicidio. Poi, Amori in corso, Come ti dirò, Io non sono lì, Quante volte. E ancora, Mal d’amore, E adesso la pubblicità, Io me ne andrei, Con tutto l’amore che posso, in una ben calibrata alternanza di successi storici e brani più recenti, di ritmi “accesi” e altri lenti, romantici, appassionati. Il pubblico canta e batte le mani, ma, inizialmente forse intimorito dal luogo monumentale e dalla sua storia, rimane compostamente seduto. È questione di poco. L’emozione è evidente, si misura negli sguardi che si cercano, nelle mani che si stringono, nei baci che nelle platee dei concerti  di Baglioni sembrano non mancare mai. A Fammi andar via, l’energia fino a quel momento trattenuta, esplode. Tutti in piedi. Anzi, Tutti Su!, come recita il titolo del concerto.  W l’Inghilterra alza ulteriormente il ritmo. Poster, invece, è lenta, più bassa, commossa e commovente. Al fianco dell’artista, il figlio Giovanni che lo accompagna alla chitarra e chiude il brano con un morbido pizzicato.

La scaletta prosegue con un sollecito a riflettere sulla guerra. In ogni tempo. Così, Uomini persi, Ninna nanna della guerra – brano composto musicando una poesia di Trilussa – Buona Fortuna. E questa parte del concerto si chiude, non a caso, con Noi no.

Poi Baglioni si siede al pianoforte. È il momento, attesissimo, del “canzoniere”. Interpreta Questo piccolo grande amore, Amore bello, E tu… ,Sabato pomeriggio, E tu come stai? Il pubblico è in piedi, sotto il palco, alza i cellulari, come una volta avrebbe e forse ha fatto con l’accendino. E accompagna l’artista, strofa dopo strofa, senza perdere una parola, un sospiro, una nota. Sono mille adolescenze di ieri, mille amori perduti e rimasti impigliati tra le note, mille dichiarazioni taciute e silenzi rimpianti a intrecciarsi sotto i riflettori. «E io sono un uomo di varie età – canta Baglioni – Ho attraversato gli anni e le stagioni e ho contato il tempo a patto che non invecchiasse queste mie canzoni ma portasse il conto solo a me». Una “promessa” mantenuta, a giudicare dalla risposta della gente.

Il concerto va avanti, prosegue per oltre tre ore. C’è Strada facendo. Poi, i bis. Baglioni emoziona con Avrai, dove, a richiamare il messaggio pacifista subliminalmente espresso, affida al pubblico il passo  «… una radio per sentire che la guerra è finita». È un’ovazione ad accogliere Mille giorni di te e di me. Si chiude con Via e La vita è adesso. Tutti in piedi – ancora – e con la voglia di portare la “carica” di quel ritmo nella notte e ancora oltre a dare nuova forza ai giorni. Baglioni saluta: «Fate bei sogni… ma più che altro realizzateli».




Ultimo aggiornamento: Sabato 4 Giugno 2022, 10:36



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Claudio Baglioni conquista le Terme di Caracalla al debutto dei suoi dodici concerti: arena sold out e pubblico in visibilio

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Proiezioni, giochi di luce, una ouverture strumentale e una sorta di portale che si fa accesso in scena per l’artista e anche per dodici performer chiamati a dare corpo, movimento, gestualità ai “personaggi” di una articolata narrazione, composta dai diversi brani. È sulle note di Io sono qui che Claudio Baglioni ha fatto il suo ingresso nell’arena delle Terme di Caracalla, il 3 giugno, nel primo dei dodici concerti Dodici Note – Tutti Su! – fino al 19 giugno – evento di apertura della stagione estiva del Teatro dell’Opera di Roma. Un momento emozionante per l’artista, al suo debutto nell’arena di Caracalla. E una responsabilità, visto che mai finora l’apertura della stagione del Teatro dell’Opera di Roma era stata affidata a un compositore e interprete di musica moderna.

 La tensione, però, si è sciolta in un attimo, al primo botta e risposta musicale con il pubblico. Ecco allora, Dodici Note, Acqua dalla Luna, Dagli il via, Un nuovo giorno  un giorno nuovo. «Possiamo incantarci d’incanto? Stupirci di stupore? Meravigliarci di meraviglia?», domanda Baglioni, tra un brano e l’altro. E gli spalti sono tutti per lui. Il concerto ha fatto registrare il sold out ed è così anche per molti di quelli che verranno dopo. Ad ascoltare – e cantare – i suoi brani sono famiglie con bambini, giovani coppie, altre che con le canzoni di Baglioni sono cresciute, gruppi di amici. Una platea trasversale, che ha voglia di abbandonarsi alle sonorità e alle suggestioni della serata. Così, alza le braccia, tamburella con il piede, segue e accompagna il ritmo. E intanto, scambia sguardi complici con i vicini, sorride agli amici, scatta foto e manda video a chi non è al concerto. Perché, probabilmente, c’è qualcosa di Baglioni nella storia di ognuno, che sia il ricordo di un amore perduto o la celebrazione di un legame ancora solido, più semplicemente ancora, la memoria di una gioventù magari un po’ lontana all’anagrafe ma decisamente “vicina” nel ricordo. Baglioni lo sa e canta Gli anni più belli: «…Se le cose che ci fanno stare bene sono qui proprio qui, forse no, forse sì, sempre qui, e siamo noi ancora quelli…».

Il ritmo è intenso, pressoché senza pausa. Nella musica e anche sul palco, tra performer, coro, orchestra. Un po’ di più è dichiarazione da batticuore che qui pare assumere un nuovo significato, quando i performer usano tacchi rossi, simbolo della lotta al femminicidio. Poi, Amori in corso, Come ti dirò, Io non sono lì, Quante volte. E ancora, Mal d’amore, E adesso la pubblicità, Io me ne andrei, Con tutto l’amore che posso, in una ben calibrata alternanza di successi storici e brani più recenti, di ritmi “accesi” e altri lenti, romantici, appassionati. Il pubblico canta e batte le mani, ma, inizialmente forse intimorito dal luogo monumentale e dalla sua storia, rimane compostamente seduto. È questione di poco. L’emozione è evidente, si misura negli sguardi che si cercano, nelle mani che si stringono, nei baci che nelle platee dei concerti  di Baglioni sembrano non mancare mai. A Fammi andar via, l’energia fino a quel momento trattenuta, esplode. Tutti in piedi. Anzi, Tutti Su!, come recita il titolo del concerto.  W l’Inghilterra alza ulteriormente il ritmo. Poster, invece, è lenta, più bassa, commossa e commovente. Al fianco dell’artista, il figlio Giovanni che lo accompagna alla chitarra e chiude il brano con un morbido pizzicato.

La scaletta prosegue con un sollecito a riflettere sulla guerra. In ogni tempo. Così, Uomini persi, Ninna nanna della guerra – brano composto musicando una poesia di Trilussa – Buona Fortuna. E questa parte del concerto si chiude, non a caso, con Noi no.

Poi Baglioni si siede al pianoforte. È il momento, attesissimo, del “canzoniere”. Interpreta Questo piccolo grande amore, Amore bello, E tu… ,Sabato pomeriggio, E tu come stai? Il pubblico è in piedi, sotto il palco, alza i cellulari, come una volta avrebbe e forse ha fatto con l’accendino. E accompagna l’artista, strofa dopo strofa, senza perdere una parola, un sospiro, una nota. Sono mille adolescenze di ieri, mille amori perduti e rimasti impigliati tra le note, mille dichiarazioni taciute e silenzi rimpianti a intrecciarsi sotto i riflettori. «E io sono un uomo di varie età – canta Baglioni – Ho attraversato gli anni e le stagioni e ho contato il tempo a patto che non invecchiasse queste mie canzoni ma portasse il conto solo a me». Una “promessa” mantenuta, a giudicare dalla risposta della gente.

Il concerto va avanti, prosegue per oltre tre ore. C’è Strada facendo. Poi, i bis. Baglioni emoziona con Avrai, dove, a richiamare il messaggio pacifista subliminalmente espresso, affida al pubblico il passo  «… una radio per sentire che la guerra è finita». È un’ovazione ad accogliere Mille giorni di te e di me. Si chiude con Via e La vita è adesso. Tutti in piedi – ancora – e con la voglia di portare la “carica” di quel ritmo nella notte e ancora oltre a dare nuova forza ai giorni. Baglioni saluta: «Fate bei sogni… ma più che altro realizzateli».




Ultimo aggiornamento: Sabato 4 Giugno 2022, 10:36



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Claudio Baglioni conquista le Terme di Caracalla al debutto dei suoi dodici concerti: arena sold out e pubblico in visibilio

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Ritorno alla normalità, “finalmente” (citando Vasco). Luci accese e microfoni in modalità on. Dopo più di due anni di stop e silenzi, la musica riparte. A ritmo serratissimo, con concerti in contemporanea e cambi palco alla velocità della luce. Ritornano occupati lo stadio San Siro – Elton John (4 giugno), Cremonini (13 giugno), Mengoni (19 giugno), The Rolling Stones (21 giugno), Amoroso (13 luglio), Ultimo (23/24 luglio) – al Circo Massimo – Vasco (11/12 giugno), Ultimo (17 luglio), Måneskin (9 luglio), Renato Zero (dal 23 al 30 settembre) – all’Olimpico di Roma con Venditti e De Gregori (18 giugno), passando per l’Arena di Verona e arrivando ai 100.000 biglietti di Campovolo di Ligabue (4 giugno). La maggior parte sold out, con un totale di biglietti/spettatori che, contando i concerti principali, supera i 2 milioni in tre mesi.

 

Lucio Dalla, da Ron agli Stadio, da Mengoni a Mannoia: a Verona in novemila per l’omaggiarlo

 

ELTON JOHN Sr Elton John, frac bianco e pianoforte, torna in Italia. Domani sera sarà allo Stadio San Siro con il suo “Farewell Yellow Brick Road Tour”, che ha preannunciato essere il suo “final tour”. «Mi congederò nel modo più grande possibile, esibendomi al mio meglio, con la scenografia più spettacolare che abbia mai avuto, suonando in luoghi che hanno significato tanto per me durante tutto il corso della mia carriera». Così il Rocket Man saluta. E c’è da giurarci che sarà un concerto incredibile.

 

Gaia sbarca negli Usa: «L’Italia non è più solo Pausini e Ramazzotti»

 

LUCIANO LIGABUE “30 anni in un giorno”: l’appuntamento imperdibile di Luciano Ligabue. Sempre a Campovolo, ma questa volta nella nuova RCF ARENA di Reggio Emilia che sarà inaugurata proprio con il mega concerto del rock di Correggio. Una grande festa: invitati sul palco Loredana Bertè, Francesco De Gregori, Elisa, Eugenio Finardi, Gazzelle, Mauro Pagani e Piero Pelù. Ligabue tornerà live a settembre con cinque concerti all’Arena di Verona: il 27, 29 e 30 settembre e l’1 e 3 ottobre.

 

BAGLIONI “Dodici Note – TUTTI SU!” Moltiplicato per 12 concerti evento (da stasera al 19 giugno) che Claudio Baglioni porterà, per la prima volta, nello splendido spazio delle Terme di Caracalla, aprendo la stagione estiva del Teatro dell’Opera di Roma. Si conteranno 123 artisti tra musicisti, coristi e performer sotto la direzione artistica di Giuliano Peparini. In scena anche l’Orchestra Italiana del Cinema e il Coro Giuseppe Verdi.

 

ULTIMO Un tour negli stadi che conta numeri altissimi di vendita per un cantautore così giovane. Data zero a Bibione (5 giugno). Il 17 giugno suonerà al Circo Massimo davanti a 70mila persone e il 23 e 24 luglio alla Stadio San Siro. Un tutto esaurito che si aggiunge ai numeri discografici (6 dischi d’oro e 51 dischi di platino) di Ultimo che di recente ha collaborato con Ed Sheeran (“2step”). In scaletta, i suoi successi e per la prima volta live le canzoni dell’ultimo album “SOLO”, il primo disco autoprodotto dalla sua etichetta Ultimo Records.




Ultimo aggiornamento: Venerdì 3 Giugno 2022, 15:34



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Elton John, Ligabue, Baglioni e Ultimo: è un superweekend di concerti

";}s:7:"summary";s:666:" Ritorno alla normalità, “finalmente” (citando Vasco). Luci accese e microfoni in modalità on. Dopo più di due anni di stop e silenzi, la musica riparte. A ritmo serratissimo, con concerti in contemporanea e cambi palco alla velocità della luce. Ritornano occupati lo stadio San Siro – Elton John (4 giugno), Cremonini ... Read more";s:12:"atom_content";s:4269:"




Ritorno alla normalità, “finalmente” (citando Vasco). Luci accese e microfoni in modalità on. Dopo più di due anni di stop e silenzi, la musica riparte. A ritmo serratissimo, con concerti in contemporanea e cambi palco alla velocità della luce. Ritornano occupati lo stadio San Siro – Elton John (4 giugno), Cremonini (13 giugno), Mengoni (19 giugno), The Rolling Stones (21 giugno), Amoroso (13 luglio), Ultimo (23/24 luglio) – al Circo Massimo – Vasco (11/12 giugno), Ultimo (17 luglio), Måneskin (9 luglio), Renato Zero (dal 23 al 30 settembre) – all’Olimpico di Roma con Venditti e De Gregori (18 giugno), passando per l’Arena di Verona e arrivando ai 100.000 biglietti di Campovolo di Ligabue (4 giugno). La maggior parte sold out, con un totale di biglietti/spettatori che, contando i concerti principali, supera i 2 milioni in tre mesi.

 

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ELTON JOHN Sr Elton John, frac bianco e pianoforte, torna in Italia. Domani sera sarà allo Stadio San Siro con il suo “Farewell Yellow Brick Road Tour”, che ha preannunciato essere il suo “final tour”. «Mi congederò nel modo più grande possibile, esibendomi al mio meglio, con la scenografia più spettacolare che abbia mai avuto, suonando in luoghi che hanno significato tanto per me durante tutto il corso della mia carriera». Così il Rocket Man saluta. E c’è da giurarci che sarà un concerto incredibile.

 

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LUCIANO LIGABUE “30 anni in un giorno”: l’appuntamento imperdibile di Luciano Ligabue. Sempre a Campovolo, ma questa volta nella nuova RCF ARENA di Reggio Emilia che sarà inaugurata proprio con il mega concerto del rock di Correggio. Una grande festa: invitati sul palco Loredana Bertè, Francesco De Gregori, Elisa, Eugenio Finardi, Gazzelle, Mauro Pagani e Piero Pelù. Ligabue tornerà live a settembre con cinque concerti all’Arena di Verona: il 27, 29 e 30 settembre e l’1 e 3 ottobre.

 

BAGLIONI “Dodici Note – TUTTI SU!” Moltiplicato per 12 concerti evento (da stasera al 19 giugno) che Claudio Baglioni porterà, per la prima volta, nello splendido spazio delle Terme di Caracalla, aprendo la stagione estiva del Teatro dell’Opera di Roma. Si conteranno 123 artisti tra musicisti, coristi e performer sotto la direzione artistica di Giuliano Peparini. In scena anche l’Orchestra Italiana del Cinema e il Coro Giuseppe Verdi.

 

ULTIMO Un tour negli stadi che conta numeri altissimi di vendita per un cantautore così giovane. Data zero a Bibione (5 giugno). Il 17 giugno suonerà al Circo Massimo davanti a 70mila persone e il 23 e 24 luglio alla Stadio San Siro. Un tutto esaurito che si aggiunge ai numeri discografici (6 dischi d’oro e 51 dischi di platino) di Ultimo che di recente ha collaborato con Ed Sheeran (“2step”). In scaletta, i suoi successi e per la prima volta live le canzoni dell’ultimo album “SOLO”, il primo disco autoprodotto dalla sua etichetta Ultimo Records.




Ultimo aggiornamento: Venerdì 3 Giugno 2022, 15:34



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Elton John, Ligabue, Baglioni e Ultimo: è un superweekend di concerti

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La storia personale, ma anche l’attualità internazionale, l’amore per la città e la voglia di mettersi – ancora e sempre – in gioco. Ci sarà tutto questo (e molto di più) nel live di Claudio Baglioni, che il 3 giugno, aprirà la stagione estiva del teatro dell’Opera di Roma, alle Terme Caracalla, con il primo dei dodici concerti Dodici Note – Tutti Su!, fino al 19 giugno. È la prima volta di Baglioni nell’arena di Caracalla. Un “sogno” fatto ventitré anni fa.

«Ne ho fatte di tutti i colori in questa città e in altre. A Roma ho cantato pressoché ovunque, dalla piazza del mio quartiere di formazione,  Centocelle,  fino a piazza San Pietro. E ancora, stadi, auditorium, teatri, da quelli piccoli fino a quello dell’Opera, in Aula Paolo VI, sui tram, in ospedali e carceri – racconta Baglioni – Ventitré anni fa, andando ad ascoltare Vangelis, con cui avevo fatto un lavoro bellissimo E tu…, per la prima volta mi capitò di vedere la  cavea che veniva installata alle Terme di Caracalla. Lì, mi sono detto: “Prima o poi dovrà capitare”. Certo, non pensavo di arrivarci con un numero di concerti così vasto».

E segnando la storia. È  la prima volta in assoluto che l’apertura della stagione del Teatro dell’Opera di Roma viene affidata a un compositore e interprete di musica moderna. «È bello che sia  Baglioni ad aprire la stagione estiva e non è una cosa strana. Per il Teatro dell’Opera è un artista di casa – commenta Francesco Giambrone, sovrintendente del Teatro dell’Opera di Roma – e simbolicamente questo evento abbatte una delle tante barriere che abbiamo costruito, sbagliando, tra musiche diverse. La musica è una. Bella o brutta. E i teatri importanti devono fare musica bella».

Così, Baglioni “debutta” a Caracalla, con un cast di 123 persone sul palco – «e molte altre dietro», sottolinea – tra band, orchestra sinfonica, ossia l’Orchestra Italiana del Cinema, coro “Giuseppe Verdi”, performer classici e moderni. Protagonista, la musica, con trenta brani in una scaletta, che spazia tra canzoni più recenti e grandi successi degli anni passati. «Non è un caso che questa serie di concerti si intitoli Dodici Note – spiega Baglioni – perché con dodici note si fa veramente tutta la musica del mondo: antica, classica, operistica, popolare o leggera che dir si voglia, jazz. Inizialmente, questo evento doveva essere solo musicale, poi, la musica è rimasta protagonista ma si sono aggiunte altre discipline per arrivare a una sorta di teatro totale, universale».

 

 

Un “ruolo” importante, ovviamente, lo gioca anche lo scenario, con cui le note, in un certo senso, si accordano. «I luoghi fanno l’intrattenimento, cambiano gli show, le rappresentazioni – prosegue Baglioni – è estremamente importante cercare l’intonazione con il posto in cui si va. La pretesa di alcune rockstar,a volte, è di proporsi in qualunque luogo con il proprio modo di essere e fare, portando ciò che si faceva in uno stadio in ogni posto,  e ciò, talune volte, ha creato effetti stridenti. Senza contare danni. Non credo che tutto debba essere fatto ovunque. Se ti comporti nello stesso modo in ogni posto non cambierai mai. Io penso che ci si debba mettere un abito diverso a seconda dell’occasione, senza omologarsi, certo, ma tenendo conto della situazione».

Baglioni foto prove Caracalla DSC2581 ph Roberto Panucci 03195335
Claudio Baglioni alle Terme di Caracalla, foto delle prove del concerto (ph Roberto Panucci)

 E così anche Baglioni “cambierà” alcuni brani: «Qualcosa è stato abbassato. Al di là della capacità di raggiungere certe note, penso ci sia un modo migliore per dire certe cose, non strillarle».

Molti stili si mescoleranno in scena. E lo faranno anche le emozioni.

 «Il teatro è il simbolo massimo di socialità – afferma – Non è possibile prevedere, in un concerto dal vivo, quale sarà il momento più coinvolgente. In questi cento giorni, ho fatto 71 concerti, alla fine, dopo il brano che ho composto musicando una delle poesie più struggenti di Trilussa, Ninna nanna della guerra, la gente si alzava sempre in piedi. Non ho mai interpretato il gesto come una standing ovation, ho sempre pensato a un atto di partecipazione. Ecco, quel pezzo, forse, nel momento che stiamo vivendo, potrebbe essere sentito molto più degli altri». Alla guerra rimandano anche altri brani in scaletta, un messaggio mandato sulle note. «Non parlerò di quello che sta accadendo. Trilussa racconta la guerra attraverso una ninna nanna, quindi attraverso un canto di conforto e protezione, eppure  lo fa dicendo cose fortissime, come le guerre che servono ai “ladri de le Borse” o “ce faranno un ber discorso su la Pace e sul Lavoro pe quer popolo cojone risparmiato dar cannone!”. Non c’è altro da dire. Tutto il resto diventerebbe retorico e spegnerebbe la potenza delle altre parole».

Una questione di musica, concerto, luogo. E filosofia. « In un momento complesso, l’artista rappresenta una sorta di trombettiere in un esercito di persone di buona volontà. La guerra, anche pacifica, la fanno i fanti. Non bisogna esaltare troppo il ruolo dell’artista», ha dichiarato, ricordando il suo impegno a Lampedusa,  non mancando di sottolineare responsabilità ma anche “effetti” del successo. «Il successo  che fai è goduto da chi ti vuole bene,  ma è imperdonabile per chi non te ne vuole».

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Claudio Baglioni alle Terme di Caracalla, foto delle prove del concerto (ph Roberto Panucci)

Dopo i concerti romani, Baglioni sarà con Dodici Note-Tutti Su! al Teatro Greco di Siracusa e all’Arena di Verona. In totale, si stimano circa 150mila spettatori. 

Ancora prima di entrare in scena  a Caracalla, Baglioni già guarda avanti. «L’idea di tornare a cantare in uno stadio c’è – ammette – ricordo bene la botta allo stomaco dell’ingresso all’Olimpico, pieno. Sono stato io a inaugurare la sua intera apertura per un concerto. Però bisogna studiare il modo corretto, più si ingigantisce lo spazio, più si allontanano le persone. Alcune finiscono per vederti davvero da molto lontano».

Baglioni foto prove Caracalla DSA6026 ph Roberto Panucci 03200110
Claudio Baglioni alle Terme di Caracalla, foto delle prove del concerto (ph Roberto Panucci)

 




Ultimo aggiornamento: Venerdì 3 Giugno 2022, 20:07



© RIPRODUZIONE RISERVATA

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Claudio Baglioni “debutta” alle Terme di Caracalla con dodici concerti: «Me lo ero riproposto 23 anni fa»

";}s:7:"summary";s:775:" La storia personale, ma anche l’attualità internazionale, l’amore per la città e la voglia di mettersi – ancora e sempre – in gioco. Ci sarà tutto questo (e molto di più) nel live di Claudio Baglioni, che il 3 giugno, aprirà la stagione estiva del teatro dell’Opera di Roma, alle Terme ... Read more";s:12:"atom_content";s:8701:"



La storia personale, ma anche l’attualità internazionale, l’amore per la città e la voglia di mettersi – ancora e sempre – in gioco. Ci sarà tutto questo (e molto di più) nel live di Claudio Baglioni, che il 3 giugno, aprirà la stagione estiva del teatro dell’Opera di Roma, alle Terme Caracalla, con il primo dei dodici concerti Dodici Note – Tutti Su!, fino al 19 giugno. È la prima volta di Baglioni nell’arena di Caracalla. Un “sogno” fatto ventitré anni fa.

«Ne ho fatte di tutti i colori in questa città e in altre. A Roma ho cantato pressoché ovunque, dalla piazza del mio quartiere di formazione,  Centocelle,  fino a piazza San Pietro. E ancora, stadi, auditorium, teatri, da quelli piccoli fino a quello dell’Opera, in Aula Paolo VI, sui tram, in ospedali e carceri – racconta Baglioni – Ventitré anni fa, andando ad ascoltare Vangelis, con cui avevo fatto un lavoro bellissimo E tu…, per la prima volta mi capitò di vedere la  cavea che veniva installata alle Terme di Caracalla. Lì, mi sono detto: “Prima o poi dovrà capitare”. Certo, non pensavo di arrivarci con un numero di concerti così vasto».

E segnando la storia. È  la prima volta in assoluto che l’apertura della stagione del Teatro dell’Opera di Roma viene affidata a un compositore e interprete di musica moderna. «È bello che sia  Baglioni ad aprire la stagione estiva e non è una cosa strana. Per il Teatro dell’Opera è un artista di casa – commenta Francesco Giambrone, sovrintendente del Teatro dell’Opera di Roma – e simbolicamente questo evento abbatte una delle tante barriere che abbiamo costruito, sbagliando, tra musiche diverse. La musica è una. Bella o brutta. E i teatri importanti devono fare musica bella».

Così, Baglioni “debutta” a Caracalla, con un cast di 123 persone sul palco – «e molte altre dietro», sottolinea – tra band, orchestra sinfonica, ossia l’Orchestra Italiana del Cinema, coro “Giuseppe Verdi”, performer classici e moderni. Protagonista, la musica, con trenta brani in una scaletta, che spazia tra canzoni più recenti e grandi successi degli anni passati. «Non è un caso che questa serie di concerti si intitoli Dodici Note – spiega Baglioni – perché con dodici note si fa veramente tutta la musica del mondo: antica, classica, operistica, popolare o leggera che dir si voglia, jazz. Inizialmente, questo evento doveva essere solo musicale, poi, la musica è rimasta protagonista ma si sono aggiunte altre discipline per arrivare a una sorta di teatro totale, universale».

 

 

Un “ruolo” importante, ovviamente, lo gioca anche lo scenario, con cui le note, in un certo senso, si accordano. «I luoghi fanno l’intrattenimento, cambiano gli show, le rappresentazioni – prosegue Baglioni – è estremamente importante cercare l’intonazione con il posto in cui si va. La pretesa di alcune rockstar,a volte, è di proporsi in qualunque luogo con il proprio modo di essere e fare, portando ciò che si faceva in uno stadio in ogni posto,  e ciò, talune volte, ha creato effetti stridenti. Senza contare danni. Non credo che tutto debba essere fatto ovunque. Se ti comporti nello stesso modo in ogni posto non cambierai mai. Io penso che ci si debba mettere un abito diverso a seconda dell’occasione, senza omologarsi, certo, ma tenendo conto della situazione».

Baglioni foto prove Caracalla DSC2581 ph Roberto Panucci 03195335
Claudio Baglioni alle Terme di Caracalla, foto delle prove del concerto (ph Roberto Panucci)

 E così anche Baglioni “cambierà” alcuni brani: «Qualcosa è stato abbassato. Al di là della capacità di raggiungere certe note, penso ci sia un modo migliore per dire certe cose, non strillarle».

Molti stili si mescoleranno in scena. E lo faranno anche le emozioni.

 «Il teatro è il simbolo massimo di socialità – afferma – Non è possibile prevedere, in un concerto dal vivo, quale sarà il momento più coinvolgente. In questi cento giorni, ho fatto 71 concerti, alla fine, dopo il brano che ho composto musicando una delle poesie più struggenti di Trilussa, Ninna nanna della guerra, la gente si alzava sempre in piedi. Non ho mai interpretato il gesto come una standing ovation, ho sempre pensato a un atto di partecipazione. Ecco, quel pezzo, forse, nel momento che stiamo vivendo, potrebbe essere sentito molto più degli altri». Alla guerra rimandano anche altri brani in scaletta, un messaggio mandato sulle note. «Non parlerò di quello che sta accadendo. Trilussa racconta la guerra attraverso una ninna nanna, quindi attraverso un canto di conforto e protezione, eppure  lo fa dicendo cose fortissime, come le guerre che servono ai “ladri de le Borse” o “ce faranno un ber discorso su la Pace e sul Lavoro pe quer popolo cojone risparmiato dar cannone!”. Non c’è altro da dire. Tutto il resto diventerebbe retorico e spegnerebbe la potenza delle altre parole».

Una questione di musica, concerto, luogo. E filosofia. « In un momento complesso, l’artista rappresenta una sorta di trombettiere in un esercito di persone di buona volontà. La guerra, anche pacifica, la fanno i fanti. Non bisogna esaltare troppo il ruolo dell’artista», ha dichiarato, ricordando il suo impegno a Lampedusa,  non mancando di sottolineare responsabilità ma anche “effetti” del successo. «Il successo  che fai è goduto da chi ti vuole bene,  ma è imperdonabile per chi non te ne vuole».

Baglioni foto prove Caracalla DSA6375 ph Roberto Panucci 03200034
Claudio Baglioni alle Terme di Caracalla, foto delle prove del concerto (ph Roberto Panucci)

Dopo i concerti romani, Baglioni sarà con Dodici Note-Tutti Su! al Teatro Greco di Siracusa e all’Arena di Verona. In totale, si stimano circa 150mila spettatori. 

Ancora prima di entrare in scena  a Caracalla, Baglioni già guarda avanti. «L’idea di tornare a cantare in uno stadio c’è – ammette – ricordo bene la botta allo stomaco dell’ingresso all’Olimpico, pieno. Sono stato io a inaugurare la sua intera apertura per un concerto. Però bisogna studiare il modo corretto, più si ingigantisce lo spazio, più si allontanano le persone. Alcune finiscono per vederti davvero da molto lontano».

Baglioni foto prove Caracalla DSA6026 ph Roberto Panucci 03200110
Claudio Baglioni alle Terme di Caracalla, foto delle prove del concerto (ph Roberto Panucci)

 




Ultimo aggiornamento: Venerdì 3 Giugno 2022, 20:07



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Claudio Baglioni “debutta” alle Terme di Caracalla con dodici concerti: «Me lo ero riproposto 23 anni fa»

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Tra la fine del 2020 e la fine del 2021, intorno alla soglia dei suoi trent’anni, Pietro Castellitto ha presentato il suo graffiante esordio alla regia “I predatori”, è stato Francesco Totti in tv, ha avuto i superpoteri in “Freaks Out” e ha pubblicato il suo primo romanzo, “Gli iperborei”. Rivelazione di un talento e di una personalità fuori dagli schemi. Un artista – figlio d’arte – che ha acceso le polemiche per la famosa intervista in cui diceva che chi, come lui, è cresciuto a Roma Nord «ha fatto il Vietnam». Uno spettatore che, con suo padre Sergio, poche sere fa era tra il pubblico della serata teatrale di Orsini sull’Ucraina. Un attore che l’anno scorso aveva divertito molto nel surreale scambio con Valerio Lundini nel programma Una pezza di Lundini. Più che un’intervista, uno spiazzamento continuo e irresistibile, un gioco molto ironico che promette di essere replicato stasera a piazza San Cosimato, dove si apre la stagione delle arene organizzate dal Piccolo America (fino al 31 luglio anche a Cervelletta e Monte Ciocci) con la proiezione de I predatori presentata proprio da Valerio Lundini e da Pietro Castellitto.

Vi hanno presentato come «due tra i talenti più sulfurei e irriverenti del cinema italiano», si riconosce in questa definizione?

«Soprattutto in sulfureo, molto! (ride). In realtà ho solo avuto la fortuna di riuscire a fare il mestiere che volevo come volevo. Ciò che scrivo è totalmente legato a ciò che penso, mentre spesso soprattutto i giovani si trovano a lavorare in condizioni in cui le loro idee originali si diluiscono molto. Le energie sono limitate e bisogna usarle per controllare quello che si può, soprattutto la qualità delle metafore con cui esprimi le tue idee. E se il talento e la qualità ci sono, si può dire tutto. Per questo trovo che Valerio Lundini sia bravissimo».

Diceva che la regia de “I predatori” era nato dal fallimento come attore, poi invece…

«In questo momento il lavoro dell’attore l’ho messo di nuovo un po’ da parte. Mi sono preso del tempo per scrivere il mio secondo film da regista. Quello dell’attore è un mestiere che mi aiuta a riposare la mente, è meno faticoso della scrittura e della regia. D’altra parte, scrivere dà un senso alla mia vita di attore».

Ma presto la vedremo in “Rapiniamo il Duce”, come attore, accanto a Matilda De Angelis.

«Sono curioso anch’io di vedere il film finito, l’ho girato tempo fa e ho un ricordo molto bello del set con il regista Renato De Maria, che è anche un amico di famiglia. Papà fu protagonista del suo film d’esordio, “Hotel paura”».

Ha recitato di nuovo in una storia ambientata nella Seconda Guerra Mondiale…

«In ogni film che faccio ci deve essere in mezzo un po’ di fascismo». (ride)

Cosa dobbiamo aspettarci dal nuovo film da regista?

«Lo vivo come un’evoluzione naturale di ciò che ho fatto in questi anni. È come se “I predatori” e “Gli Iperborei” fossero stati una fase preparatoria per questo film».

C’è un po’ di ansia per questa seconda prova?

«Io non ho mai paura, anzi, ho paura solo dei rimpianti. Finché faccio le cose sono sereno».

L’anno scorso l’abbiamo vista moltissimo in un breve periodo di tempo, recentemente molto meno. Si sente più a suo agio nei periodi di visibilità o in quelli in cui compare meno?

«Il lavoro ricalca la sinusoide della vita, ci sono momenti in cui sei sotto i riflettori e altri in cui non lo sei, se non fosse così non avresti tempo per scrivere e pensare. Quello che so è che l’unica cosa che mi rende veramente è felice è quando penso di avere avuto una buona idea, mi prende una specie di euforia, sto bene».




Ultimo aggiornamento: Venerdì 3 Giugno 2022, 07:27



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Pietro Castellitto, attore e regista: «La mia unica paura? Avere rimpianti»

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Tra la fine del 2020 e la fine del 2021, intorno alla soglia dei suoi trent’anni, Pietro Castellitto ha presentato il suo graffiante esordio alla regia “I predatori”, è stato Francesco Totti in tv, ha avuto i superpoteri in “Freaks Out” e ha pubblicato il suo primo romanzo, “Gli iperborei”. Rivelazione di un talento e di una personalità fuori dagli schemi. Un artista – figlio d’arte – che ha acceso le polemiche per la famosa intervista in cui diceva che chi, come lui, è cresciuto a Roma Nord «ha fatto il Vietnam». Uno spettatore che, con suo padre Sergio, poche sere fa era tra il pubblico della serata teatrale di Orsini sull’Ucraina. Un attore che l’anno scorso aveva divertito molto nel surreale scambio con Valerio Lundini nel programma Una pezza di Lundini. Più che un’intervista, uno spiazzamento continuo e irresistibile, un gioco molto ironico che promette di essere replicato stasera a piazza San Cosimato, dove si apre la stagione delle arene organizzate dal Piccolo America (fino al 31 luglio anche a Cervelletta e Monte Ciocci) con la proiezione de I predatori presentata proprio da Valerio Lundini e da Pietro Castellitto.

Vi hanno presentato come «due tra i talenti più sulfurei e irriverenti del cinema italiano», si riconosce in questa definizione?

«Soprattutto in sulfureo, molto! (ride). In realtà ho solo avuto la fortuna di riuscire a fare il mestiere che volevo come volevo. Ciò che scrivo è totalmente legato a ciò che penso, mentre spesso soprattutto i giovani si trovano a lavorare in condizioni in cui le loro idee originali si diluiscono molto. Le energie sono limitate e bisogna usarle per controllare quello che si può, soprattutto la qualità delle metafore con cui esprimi le tue idee. E se il talento e la qualità ci sono, si può dire tutto. Per questo trovo che Valerio Lundini sia bravissimo».

Diceva che la regia de “I predatori” era nato dal fallimento come attore, poi invece…

«In questo momento il lavoro dell’attore l’ho messo di nuovo un po’ da parte. Mi sono preso del tempo per scrivere il mio secondo film da regista. Quello dell’attore è un mestiere che mi aiuta a riposare la mente, è meno faticoso della scrittura e della regia. D’altra parte, scrivere dà un senso alla mia vita di attore».

Ma presto la vedremo in “Rapiniamo il Duce”, come attore, accanto a Matilda De Angelis.

«Sono curioso anch’io di vedere il film finito, l’ho girato tempo fa e ho un ricordo molto bello del set con il regista Renato De Maria, che è anche un amico di famiglia. Papà fu protagonista del suo film d’esordio, “Hotel paura”».

Ha recitato di nuovo in una storia ambientata nella Seconda Guerra Mondiale…

«In ogni film che faccio ci deve essere in mezzo un po’ di fascismo». (ride)

Cosa dobbiamo aspettarci dal nuovo film da regista?

«Lo vivo come un’evoluzione naturale di ciò che ho fatto in questi anni. È come se “I predatori” e “Gli Iperborei” fossero stati una fase preparatoria per questo film».

C’è un po’ di ansia per questa seconda prova?

«Io non ho mai paura, anzi, ho paura solo dei rimpianti. Finché faccio le cose sono sereno».

L’anno scorso l’abbiamo vista moltissimo in un breve periodo di tempo, recentemente molto meno. Si sente più a suo agio nei periodi di visibilità o in quelli in cui compare meno?

«Il lavoro ricalca la sinusoide della vita, ci sono momenti in cui sei sotto i riflettori e altri in cui non lo sei, se non fosse così non avresti tempo per scrivere e pensare. Quello che so è che l’unica cosa che mi rende veramente è felice è quando penso di avere avuto una buona idea, mi prende una specie di euforia, sto bene».




Ultimo aggiornamento: Venerdì 3 Giugno 2022, 07:27



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Pietro Castellitto, attore e regista: «La mia unica paura? Avere rimpianti»

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Torna dal vivo, dopo due anni online a causa dell’emergenza sanitaria, il Rino Gaetano Day, la manifestazione organizzata da Anna e Alessandro Gaetano (sorella e nipote del cantautore) che giunge quest’anno alla dodicesima edizione, per ricordare il geniale artista a 41 anni dalla sua prematura scomparsa. Un grande evento musicale, che si svolgerà eccezionalmente in due date, il 2 e 3 giugno, al Sessantotto Village di Roma (Via Corrado Alvaro), riavvicinandosi ai luoghi in cui Rino arrivò bambino e nei quali è artisticamente cresciuto.

A presentare il doppio appuntamento, che ogni anno fa registrare oltre 20mila spettatori, sarà la cantautrice Mille, in un viaggio emozionante, tra immagini e canzoni, con la Rino Gaetano Band e i tanti ospiti che hanno raccolto l’eredità musicale di Rino, che si alterneranno sul palco per omaggiare, ognuno a suo modo, uno degli artisti più significativi del nostro paese, capace di dar vita a canzoni indimenticabili e sempre attuali, traboccanti di ideali e di ironia.

La serata del 2 giugno sarà aperta, alle 20.00, dalle esibizioni di Vittoria e Francesco Bastianini, per entrare nel vivo alle 21.00, con la partecipazione di due ospiti d’eccezione: Tricarico e NaElia.

Il 3 giugno, l’apertura sarà affidata ai Casinò Luna, mentre special guests saranno Rachele Bastreghi e Andrea Strange.

La scaletta sarà diversa nelle due date, per ripercorrere la lunga serie di brani che hanno segnato la produzione artistica di Rino, e ricordare e salutare l’artista attraverso i suoi puoi grandi successi entrati nel cuore del pubblico di tre generazioni.

Come da tradizione, non mancherà il concerto della RINO GAETANO BAND, tribute band ufficiale di Rino Gaetano, fondata nel 1999 dalla sorella Anna Gaetano, e formata dal nipote Alessandro Gaetano (voce, chitarra acustica e percussioni), Ivan Almadori (voce e chitarra acustica), Alberto Lombardi (chitarra elettrica e cori), Fabio Fraschini (basso), Marco Rovinelli (batteria), Michele Amadori (tastiere e cori).

Negli oltre ventitré anni di attività, il gruppo ha calcato i palchi di tutta la penisola, condividendo momenti indimenticabili con i tantissimi fan che amano e ascoltano la musica di Gaetano, e soprattutto con quanti non lo conoscono ancora, per diffondere i suoi ideali attraverso le sue canzoni piene di originali spunti sulla vita.

Un memorial fatto di musica ma anche di solidarietà, che ha accolto nelle varie edizioni tanti enti benefici per supportare il loro impegno sociale e solidale, e che quest’anno sposerà la causa di UNICEF ITALIA ospitando sul palco alcuni dei suoi rappresentanti.

La direzione artistica e di produzione del RINO GAETANO DAY è a cura di Alessandro Gaetano e Miranda Shkurtaj. L’evento apre la rassegna di spettacoli proposti dal Sessantotto Village, manifestazione promossa da “Roma Culture”, vincitore dell’Avviso Pubblico inerente all’ “Estate Romana” per ben tre anni (2020-2021-2022), curato dal Dipartimento Attività Culturali di Roma Capitale e realizzato in collaborazione con la SIAE.

 




Ultimo aggiornamento: Giovedì 2 Giugno 2022, 17:27



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Torna dal vivo a Roma il Rino Gaetano Day, due serate per ricordare l’artista nel giorno della sua scomparsa

";}s:7:"summary";s:859:" Torna dal vivo, dopo due anni online a causa dell’emergenza sanitaria, il Rino Gaetano Day, la manifestazione organizzata da Anna e Alessandro Gaetano (sorella e nipote del cantautore) che giunge quest’anno alla dodicesima edizione, per ricordare il geniale artista a 41 anni dalla sua prematura scomparsa. Un grande evento musicale, che si svolgerà eccezionalmente in due date, il 2 ... Read more";s:12:"atom_content";s:4460:"




Torna dal vivo, dopo due anni online a causa dell’emergenza sanitaria, il Rino Gaetano Day, la manifestazione organizzata da Anna e Alessandro Gaetano (sorella e nipote del cantautore) che giunge quest’anno alla dodicesima edizione, per ricordare il geniale artista a 41 anni dalla sua prematura scomparsa. Un grande evento musicale, che si svolgerà eccezionalmente in due date, il 2 e 3 giugno, al Sessantotto Village di Roma (Via Corrado Alvaro), riavvicinandosi ai luoghi in cui Rino arrivò bambino e nei quali è artisticamente cresciuto.

A presentare il doppio appuntamento, che ogni anno fa registrare oltre 20mila spettatori, sarà la cantautrice Mille, in un viaggio emozionante, tra immagini e canzoni, con la Rino Gaetano Band e i tanti ospiti che hanno raccolto l’eredità musicale di Rino, che si alterneranno sul palco per omaggiare, ognuno a suo modo, uno degli artisti più significativi del nostro paese, capace di dar vita a canzoni indimenticabili e sempre attuali, traboccanti di ideali e di ironia.

La serata del 2 giugno sarà aperta, alle 20.00, dalle esibizioni di Vittoria e Francesco Bastianini, per entrare nel vivo alle 21.00, con la partecipazione di due ospiti d’eccezione: Tricarico e NaElia.

Il 3 giugno, l’apertura sarà affidata ai Casinò Luna, mentre special guests saranno Rachele Bastreghi e Andrea Strange.

La scaletta sarà diversa nelle due date, per ripercorrere la lunga serie di brani che hanno segnato la produzione artistica di Rino, e ricordare e salutare l’artista attraverso i suoi puoi grandi successi entrati nel cuore del pubblico di tre generazioni.

Come da tradizione, non mancherà il concerto della RINO GAETANO BAND, tribute band ufficiale di Rino Gaetano, fondata nel 1999 dalla sorella Anna Gaetano, e formata dal nipote Alessandro Gaetano (voce, chitarra acustica e percussioni), Ivan Almadori (voce e chitarra acustica), Alberto Lombardi (chitarra elettrica e cori), Fabio Fraschini (basso), Marco Rovinelli (batteria), Michele Amadori (tastiere e cori).

Negli oltre ventitré anni di attività, il gruppo ha calcato i palchi di tutta la penisola, condividendo momenti indimenticabili con i tantissimi fan che amano e ascoltano la musica di Gaetano, e soprattutto con quanti non lo conoscono ancora, per diffondere i suoi ideali attraverso le sue canzoni piene di originali spunti sulla vita.

Un memorial fatto di musica ma anche di solidarietà, che ha accolto nelle varie edizioni tanti enti benefici per supportare il loro impegno sociale e solidale, e che quest’anno sposerà la causa di UNICEF ITALIA ospitando sul palco alcuni dei suoi rappresentanti.

La direzione artistica e di produzione del RINO GAETANO DAY è a cura di Alessandro Gaetano e Miranda Shkurtaj. L’evento apre la rassegna di spettacoli proposti dal Sessantotto Village, manifestazione promossa da “Roma Culture”, vincitore dell’Avviso Pubblico inerente all’ “Estate Romana” per ben tre anni (2020-2021-2022), curato dal Dipartimento Attività Culturali di Roma Capitale e realizzato in collaborazione con la SIAE.

 




Ultimo aggiornamento: Giovedì 2 Giugno 2022, 17:27



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Torna dal vivo a Roma il Rino Gaetano Day, due serate per ricordare l’artista nel giorno della sua scomparsa

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